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lunedì, agosto 25, 2008

Come e perche' cambiano i giornali secondo Giorgio Bocca

Proprio nel momento in cui sto chiedendo consiglio ad un caro amico su come congedarmi dal mio blog, da cui da un po' di tempo ho preso le distanze per una pausa di riflessione sulla sensatezza dello stesso, leggo un pezzo di Giorgio Bocca su l'Espresso del 31 luglio scorso. L'articolo e' vecchio di circa un mese, ma ho avuto occasione di leggerlo solo oggi rientrata in ufficio.
Riprendo uno stralcio che mia ha lasciata davvero esterrefatta:
"...che cosa e' cambiato profondamente nella stampa? E' cambiato che l'Editore che non e' piu' un politico o un imprenditore, ma il mercato, e precisamente quel suo braccio armato che e' la pubblicita', la creatrice irresistibile di desideri e di consumi, la potentissima locomotiva che trascina il genere umano verso nuovi sprechi e forse nuove guerre..."e continua Bocca "l'informazione adatta alla pubblicita' deve sempre essere un pugno nello stomaco, deve stupire, impressionare, lasciare il segno sul lettore...".

Scusa??? ...La pubblicita' trascina verso nuove guerre???

Caro Giorgio, mi sento di dissentire completamente dalle tue considerazioni che trovo pretestuose e un po' superficiali se mi e' concesso. Pretestuoso il fatto di dire che se la stampa italiana fa acqua da tutte le parti e' colpa della pubblicita'. La pubblicita' tiene in piedi da anni un sistema, quello dell'editoria tradizionale, senza mai interferire, se non in maniera marginale, sul quarto e quinto potere. E le pubblicita', penso alle campagne delle principali telecom, o delle case automobilistiche, sono spesso delle piccole opere d'arte.
Il problema sta nell'abbassamento del livello di professionalita' della categoria dei giornalisti e nella competizione che si e' creata invece, a mio avviso, tra la televisione, ovvero tra le fiction, i reality show, la violenza nei film e la cronaca giornalistica sia essa televisiva che stampata. La vera battaglia si gioca tra i grandi titoli dei film, le scene apocalitiche e ad alto tasso adrenalico, che sempre piu' vengono proposte, anzi imposte, ai telespettatori e le notizie del telegiornale o dei giornali quotidiani che per tenere botta alla fiction ed ai reality devono alzare lo soglia della anormalita' diventando quanto piu' possibile abnorme per essere all'altezza delle aspettative del pubblico. Questo pensano i giornalisti...
Non mi pare che in tutto cio' la pubblicita' abbia una sua oggettiva e concreta responsabilita'. Trovo anzi che il ruolo della pubblicita' sia in qualche modo in controtendenza rispetto alla tragicita' ed alla drammaticita' delle notizie giornalistiche, trovo che i creativi stiano recuperando un set di valori umani che sembrava andato quasi perduto, pubblicitariamente parlando, e che invece oggi trova nuovi modelli di ispirazione in una certa realta' che non e' quella descritta dai giornali e dai telegiornali che si occupano solamente di sciagure senza tenere conto di quanto nel mondo avvenga giorno per giorno non solo nel male ma anche nel bene.
E poi, caro Giorgio, c'e' internet di cui non hai fatto il minimo accenno. Internet che sta minando piu' di ogni altra cosa le solide basi dell'editoria tradizionale che a fatica vuole accettare il cambiamento anzi in taluni casi come quello del tuo articolo lo evita completamente. C'e' una numerosissima squadra di "ordinary people" molto capace e appassionata che ogni giorno pubblica online fatti, notizie, aneddoti che sono di gran lunga piu' interessanti di alcuni articoli spesso ripetitivi e poco oggettivi che a volte sembrano scritti con l'unico obiettivo di difendere una categoria professionale che oggi lascia molto a desiderare (fatte naturalmente le debite eccezioni). Ed in questo caso, parlando di pubblicita', pubblicita' online ovviamente, ci sarebbero molte cose davvero interessanti da raccontare, da raccontare attraverso la stampa ovviamente...ma credo non siano, purtroppo, di suo interesse.
Insomma, trovo il tuo pensiero, concedimelo con tutto il rispetto e la stima che nutro nei tuoi confronti, un po' superficiale ed anacronistico. La pubblicita' e cambiata, sta cambiando proprio grazie ad internet, perche' e' cambiato il ruolo dei "consumAttori" ed il loro rapporto con l'informazione sia essa giornalistica che commerciale. L'ultimo libro di Gianpaolo Fabris lo racconta in maniera semplice ed chiara. La pubblicita' sta assumendo un ruolo diverso, creato dalle persone, dai network, dalla Rete, dalla societa' postmoderna che puo' essere definita in vari modi fuorche' guerrafondaia.