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mercoledì, dicembre 17, 2008

L'anno che verra'

Il Paese del bengodi e’ triste e disorientato.
Piu’ disorientato che triste a dire il vero, mi pare.
Eppure quando si parla di pubblicita’ anzi di engagement non credo ci si possa smarrire piu’ di tanto oramai.
L’anno che verra’ sara’ l’anno di Internet. Dovra’ essere l’anno di Internet “overall”.
La crisi c’e’ ed e’ evidente ma quello che non possiamo permetterci e’ che la crisi si trasformi in un collasso, che si avrebbe “fermando completamente le macchine” e, si sa, la cosiddetta pubblicita’, chiamiamola ancora cosi’ per un attimo anche se sappiamo tutti che e’ un termine obsoleto, costituisce un reale traino per i consumi e deve essere soprattutto in queste circostanze un investimento strategico per le aziende.

No Martini, no party.
No Pubblicita’, no consumi per intenderci.

Pensando al 2009, c’e’ sicuramente da stare preoccupati, ma con la consapevolezza di avere a disposizione tutti gli attrezzi del mestiere, talismani compresi naturalmente, per far fronte a quello di quello che molti analisti gia’ preannunciano essere l’"annus horribilis" dell’economia mondiale.

E’ arrivata “redde rationem” e questa volta penso, anzi sono convinta, che Internet debba e possa fare la sua parte sfoderando tutte le sue armi e virtu’ per aiutare concretamente il mercato degli investimenti a sostenere le proprie marche attraverso un uso attento, scientifico e misurabile della comunicazione.
Ci sono tutti ma proprio tutti gli elementi che consentiranno alle aziende di contare sulle piu’ importanti variabili che influiscono sul Return On Investment: efficacia ed efficienza, impatto, ricordo, coinvolgimento, relazione, misurazione, ottimizzazione, intenzione all’acquisto e acquisto.
E ci sara’ anche Audiweb, che non sara’ affatto un dettaglio, il prossimo anno, in termini di strumento per le analisi delle audience, che garantira’ agli operatori della domanda e dell’offerta di consolidare e rinforzare, semmai ve ne fosse ancora bisogno, la leadership di Internet come ambiente fulcro di ogni strategia di comunicazione.
Sara’ un anno faticosissimo ma sara’ l’anno della svolta.
Il 2009 consentira’ alle aziende finalmente di credere fortemente che l’unico modo per costruire una relazione forte e trasparente con i consumatori e’ quello di scendere sul terreno della concretezza, dove le persone stanno e passano moltissimo del loro tempo spesso cercando proprio un contatto un rapporto con le marche, Internet.
Il Paese del bengodi ha un’enorme chance per continuare ad esserlo, l'opportunita' di abbracciare una volta per tutte l’innovazione e di farla propria. E l’innovazione passa anche da una diversa allocazione dei budget pubblicitari che sempre piu’ dovranno essere dedicati ai media digitali interattivi.
Ai piu’ pigri, pavidi o scettici dell'ultima ora, potrei dire che tanto hanno poco da perdere ormai, ai i piu’ coraggiosi o semplicemente pragmatici direi che se oseranno un po' di piu' non se pentiranno ed il merito sara’ tutto loro.
Buon 2009 a tutti coloro che ci avevano creduto gia’ in tempi non sospetti, che ci stanno credendo ora e a quelli che ci crederanno. A quelli invece che non si ricrederanno velocemente auguro invece che non sia troppo tardi.

lunedì, novembre 10, 2008

Yes, we can change...

Ringrazio tutti, ma proprio tutti coloro hanno contribuito al successo di IAB Forum di quest'anno. Ringrazio tanto anche chi ha partecipato fisicamente...Mi hanno appena comunicato i numeri definitivi dei partecipanti ed e' strabiliante...oltre 6000 registrati, oltre 6000 partecipanti effettivi, senza contare chi l'ha visto in streaming.
Sono stati due giorni particolarmente belli, forse anche perche' la vittoria di Barack Obama l'abbiamo sentita tutti un po' anche nostra, forse perche' siamo stati rincuorati proprio dal fatto che le cose si possono cambiare se si e' uniti, determinati, forse perche' abbiamo sentito molto vicine le aziende quest'anno. Gli investitori pubblicitari si sono, come potrei dire, definitivamente schierati...sono stati loro i nostri migliori ambasciatori...e poi anche il Sottosegretario Paolo Romani ha fatto un discorso pro-internet che spero di traduca concretamente.
I contenuti di questo IAB Forum, mi sono piaciuti molto...lo so non dovrei essere proprio io a dirlo...ma lo faccio con tutta l'onesta' intellettuale che mi contraddistingue.
E comunque e' stato un grande lavoro di squadra. E piu' facciamo squadra e piu' diventiamo forti...non scordiamocelo... perche' l'Italia e' il Paese dei campanili e a volte le cose non funzionano o non procedono velocemente proprio per questo individualismo che e' un po' nel DNA del Bel Paese. E invece l'alchimia di IAB Forum 2008 e la sua magia e' stata proprio nella consapevolezza che questo evento e' patrimonio di tutti e migliora anno dopo anno proprio per questo motivo.

domenica, novembre 02, 2008

IAB FORUM 2008

Ciao a tutti, vi aspetto il 5 e il 6 novembre a Milano a IAB Forum 2008.
Ecco il link con tutte le informazioni utili per essere dei nostri
www.iabforum.it

Non mancate!

giovedì, ottobre 09, 2008

L'ansia che mi genera Annalena

Questo e' l'articolo di ieri sul foglio
http://www.ilfoglio.it/soloqui/1151

L'ansia che mi ha generato questo pezzo e' proporzionale al numero di parole scritte, ognuna delle quali e' sintomatica di quanta ignoranza e presunzione ancora vi sia tra alcuni sedicenti giornalisti che non sanno neanche cosa sia un servizio pubblico.Lascio a voi ogni ulteriore commento...

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Cielo, mio facebookE’ un aggeggio sfasciafamiglie o il trionfo dell’equivoco? Comunque è un gioco pericolosoDopo che una giovane collega ha lasciato il fidanzato con cui doveva sposarsi pochi giorni fa per via di facebook (la follia di una notte del fidanzato ha scritto su facebook alla collega e a tutti i suoi contatti, comunicando trionfante l’accaduto e allegando foto-prova), a questa colonnina è stato chiesto di farsi servizio pubblico e denunciare la pericolosità sociale dell’aggeggio sfasciafamiglie. Ovviamente chi non ha vite private molto complicate (in onore di Rachida Dati, eroina moderna) su fb viaggia sereno, perde una quantità abissale di tempo, ritrova vecchi compagni di scuola, commenta le foto dei bambini, controlla i figli adolescenti, si iscrive a gruppi tipo savedarfur e si sente modernamente umanitario.Ma evitando di tirare in ballo nuovi linguaggi politici, nuove frontiere della socialità e dell’impegno, si sa che l’essenza di facebook, oltre all’impicciarsi dei fatti altrui, pubblicizzare i propri e mettere le foto in cui ci si sente meno sfasciati, è il rimorchio. Anche solo sognato o frainteso. Un immenso e virtuale mondo rimorchiabile, in cui le ex si mescolano agli amici, e l’amore che strappa i capelli, volato per sempre a New York dieci anni fa, ricompare all’improvviso in forma di foto ammiccante. L’ambiguità di un saluto con puntini di sospensione accanto alla fotina di una ragazza in costume da bagno, schiaffata lì, dove tutti guardano, può far impazzire una moglie già in crisi (quelle che non vanno su fb per non dover scrivere la data di nascita), e trasformare il sabato sera a casa in un incubo. E un ragazzo sentimentale che vede tra i contatti della fidanzata tutti i suoi ex, che propongono rimpatriate in ricordo dei bei tempi, morirà in silenzio oppure farà scenate e passerà per matto.Un nuovo moltiplicatore d’ansia, un nuovo occhio che guarda ed equivoca, sempre, perché accettare o cercare amici su fb non equivale esattamente a frequentarli o a volerci passare la notte (un saggio gruppo su fb si chiama: che mi aggiungi a fare su fb se poi per strada non mi saluti), ma tutto viene amplificato dalle foto, dalla strana sensazione del pubblico che guarda, dalla sospettabilissima possibilità di chattare a qualunque ora della notte, dalle frasi misteriose che molti gettano lì apposta, e che paiono sempre destinate a qualcuno di segreto ma connesso e incluso fra i contatti. Fingersi liberi, disonvolti, stronzi e bellocci, finché il gioco dura (scriverne, si sa, ne accelera la fine), o finché lei non sfascia il computer con un’accetta.di Annalena Benini

sabato, settembre 20, 2008

Discover the beauty of KENYA

SCOPRITE IL KENYA A MILANO:
DAL 26 AL 29 SETTEMBRE ALLA LOGGIA DEI MERCANTI

Milano, 16 settembre 2008 – Dal 26 al 29 settembre alla Loggia dei Mercanti nel cuore di Milano sarà di scena la “Kenya Week”, una 4 giorni di arte, cultura, spettacoli, gastronomia, viaggi e tante sorprese interamente dedicata al Kenya, un invito per il pubblico a conoscere più da vicino la magia di un paese la cui l’infinita offerta culturale e turistica ha davvero tutto per sedurre i suoi visitatori.

Organizzata dall’Ambasciata del Kenya e dal Kenya Tourist Board, col Patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia, la “Kenya Week” metterà in vetrina la caleidoscopica offerta culturale e turistica del Kenya in una location d’eccezione, la Loggia dei Mercanti, che si trasformerà in una grande area polifunzionale dove una serie di spettacoli, esposizioni, assaggi di delizie tipiche porteranno il grande pubblico a contatto con il Kenya le sue emozioni.

La Kenya Week inizia venerdì 26 settembre, quando l’On. Najib Balala, Ministro del Turismo della Repubblica del Kenya, taglierà il nastro inaugurale accompagnato dalle Autorità italiane, dando così l’avvio ad un calendario fitto di appuntamenti. Le esibizioni e danze di tre gruppi folkloristici delle etnie Swahili, Giriama e Taita scandiranno il tempo delle quattro giornate e guerrieri Maasai accoglieranno i visitatori nella Loggia, tra mostre d’arte, stand del prodotto turistico, suggestive rappresentazioni teatrali e presentazioni, approfondimenti e degustazioni dei sapori tipici kenyoti. Tra gli espositori: Aquarius Watamu, Condor, Coral Key Resorts, Dorado Cottage Resort, Viaggi del Ventaglio e Casinò di Malindi.

La “Kenya Week” si concluderà nel pomeriggio di lunedì 29 settembre con danze folkloristiche e musiche tradizionali.

Calendario “Kenya Week” – Loggia dei Mercanti – MM1 Duomo - Cordusio
Venerdì 26 Settembre - ore 13-17
Sabato 27 Settembre - ore 10-20
Domenica 28 Settembre - ore 10-20
Lunedì 29 Settembre - ore 10-16

Per informazioni:
Kenya Tourist Board a Milano, Tel. 02-36561179
E-mail magicalkenya@aviareps.com

giovedì, settembre 04, 2008

Nome in codice ..."INTERNET"

Rientro ora in ufficio dalla Conferenza stampa dei prodi Marchi, Montemagno e Masieri che ringrazio per l'invito personalizzato :-)
Hanno in testa da tempo un'idea meravigliosa, portare Internet nelle piazze, e oggi hanno ufficialmente inaugurato, nell'obsoleta ma sempre bella Sala Commissioni di Palazzo Marino (sede del Comune di Milano che e' fra i partner istituzionali), il Progetto CODICE INTERNET.
Ci vuole un movimento che li supporti e noi siamo in tanti e possiamo farlo.
Possiamo fare la differenza.
Bravi e complimenti, vi auguro un successo strepitoso e nel mio piccolo vi daro' una mano.

http://www.codiceinternet.it/

lunedì, settembre 01, 2008

I cambiamenti di scenario derivanti dalle innovazioni tecnologiche non freneranno la crescita dell’adv online

Intervengo sul tema della privacy legata a internet, tornato all’attenzione dei media dopo la notizia del rilascio da parte di Microsoft della versione beta di Explorer 8.


Il nuovo Browser prevede una funzionalità denominata InPrivate Blocking che, se attivata, consente all’utente di bloccare il trasferimento di alcune informazioni relative al proprio comportamento verso siti, portali, motori di ricerca, i quali se ne servono per offrire agli utenti pubblicità che, secondo le loro analisi, sarebbero più interessanti per gli utenti stessi.
E’ comprensibile, dunque, come un’ampia diffusione di Explorer 8, che certamente si verificherà quando verrà rilasciata la versione ufficiale, avrà alcune ripercussioni sul mercato dell’advertising interattivo.

Riguardo l’introduzione di questa funzionalità che inibisce l’invio da parte del pc di alcune informazioni relative alla navigazione dell’utente, vi sono due principali aspetti da considerare:
il primo è che, per portali e motori di ricerca, non disporre più di questo genere di dato significherà poter proporre agli utenti contenuti meno rilevanti rispetto a gusti e interessi degli utenti stessi, con una conseguente esperienza di navigazione meno gratificante.
Offrire una pubblicità di possibile interesse per l’utente, infatti, è un vantaggio anche per l’utente stesso che, come ovvio, è libero di scegliere se cliccare, ad esempio, su un banner, solo nel caso in cui ritenga interessante il tema della comunicazione che ha ricevuto.
Considero questa modalità di comunicazione un grosso vantaggio offerto dalla rete, che non riversa sulle persone pubblicità in modo indifferenziato e non targettizzato, come nel caso della televisione generalista. Il principio su cui si fonda la rete è “essere nel momento giusto al posto giusto", e, se questo lavoro è ben fatto, l’utente sceglie di cliccare perché è interessato realmente. Certamente, non poter più disporre di dati si tradurrà in una minore capacità di essere al servizio dell’utente e ciò rischia di creare difficoltà al mercato della pubblicità interattiva. E’ però necessario precisare che, in un mercato giovane come quello online, questo genere di cambiamenti di scenario, dovuti a innovazioni tecnologiche, sono inevitabili, come inevitabile sarà la risposta degli altri operatori che traggono beneficio dalla ricezione dei dati degli utenti.
Se a ciò aggiungiamo che quello della pubblicità su internet è da considerarsi il mercato della pubblicità del futuro, sono certa che anche questo sarà solo un passaggio che non potrà certamente fermare una crescita imprescindibile.
Il secondo aspetto da chiarire è quello relativo al timore degli utenti nel consentire ai portali di avere visibilità su alcune informazioni che li riguardano. E’ importante sapere che le informazioni inerenti la navigazione non sempre sono associate a un nome. L’operatore, pertanto, spesso non sa cosa ha fatto il signor “Mario Rossi”, ma solo cosa ha fatto un “codice identificativo”.
E’ possibile, invece, associare un comportamento a un nome quando l’utente, per esempio, si è iscritto a un servizio che riceve gratuitamente, come nel caso delle caselle e-mail gratuite. In questo caso, è l’utente stesso che decide di fornire nome e cognome in cambio di un servizio che ha un valore e che non paga. E qui sottolineo il punto centrale della questione. Se un utente si relaziona solo con operatori la cui correttezza è riconosciuta, come tutti i nostri associati, nulla vi è da temere. Gli operatori seri non hanno né intenzione né interesse a usare in modo scorretto i dati, poiché sarebbe decisamente non conveniente per il loro business. D’altronde, è sufficiente pensare che ormai milioni di consumatori, per esempio per acquistare voli, non hanno alcun timore a dare il proprio numero di carta di credito ai siti dei vettori, e lo fanno perché consapevoli che le compagnie cui affidano informazioni così importanti sono assolutamente serie e affidabili. E se ci fidiamo a dare un numero di carta di credito a un player serio, perché non dovremmo dare alcune informazioni sui nostri comportamenti a player della pubblicità altrettanto seri?”

lunedì, agosto 25, 2008

Come e perche' cambiano i giornali secondo Giorgio Bocca

Proprio nel momento in cui sto chiedendo consiglio ad un caro amico su come congedarmi dal mio blog, da cui da un po' di tempo ho preso le distanze per una pausa di riflessione sulla sensatezza dello stesso, leggo un pezzo di Giorgio Bocca su l'Espresso del 31 luglio scorso. L'articolo e' vecchio di circa un mese, ma ho avuto occasione di leggerlo solo oggi rientrata in ufficio.
Riprendo uno stralcio che mia ha lasciata davvero esterrefatta:
"...che cosa e' cambiato profondamente nella stampa? E' cambiato che l'Editore che non e' piu' un politico o un imprenditore, ma il mercato, e precisamente quel suo braccio armato che e' la pubblicita', la creatrice irresistibile di desideri e di consumi, la potentissima locomotiva che trascina il genere umano verso nuovi sprechi e forse nuove guerre..."e continua Bocca "l'informazione adatta alla pubblicita' deve sempre essere un pugno nello stomaco, deve stupire, impressionare, lasciare il segno sul lettore...".

Scusa??? ...La pubblicita' trascina verso nuove guerre???

Caro Giorgio, mi sento di dissentire completamente dalle tue considerazioni che trovo pretestuose e un po' superficiali se mi e' concesso. Pretestuoso il fatto di dire che se la stampa italiana fa acqua da tutte le parti e' colpa della pubblicita'. La pubblicita' tiene in piedi da anni un sistema, quello dell'editoria tradizionale, senza mai interferire, se non in maniera marginale, sul quarto e quinto potere. E le pubblicita', penso alle campagne delle principali telecom, o delle case automobilistiche, sono spesso delle piccole opere d'arte.
Il problema sta nell'abbassamento del livello di professionalita' della categoria dei giornalisti e nella competizione che si e' creata invece, a mio avviso, tra la televisione, ovvero tra le fiction, i reality show, la violenza nei film e la cronaca giornalistica sia essa televisiva che stampata. La vera battaglia si gioca tra i grandi titoli dei film, le scene apocalitiche e ad alto tasso adrenalico, che sempre piu' vengono proposte, anzi imposte, ai telespettatori e le notizie del telegiornale o dei giornali quotidiani che per tenere botta alla fiction ed ai reality devono alzare lo soglia della anormalita' diventando quanto piu' possibile abnorme per essere all'altezza delle aspettative del pubblico. Questo pensano i giornalisti...
Non mi pare che in tutto cio' la pubblicita' abbia una sua oggettiva e concreta responsabilita'. Trovo anzi che il ruolo della pubblicita' sia in qualche modo in controtendenza rispetto alla tragicita' ed alla drammaticita' delle notizie giornalistiche, trovo che i creativi stiano recuperando un set di valori umani che sembrava andato quasi perduto, pubblicitariamente parlando, e che invece oggi trova nuovi modelli di ispirazione in una certa realta' che non e' quella descritta dai giornali e dai telegiornali che si occupano solamente di sciagure senza tenere conto di quanto nel mondo avvenga giorno per giorno non solo nel male ma anche nel bene.
E poi, caro Giorgio, c'e' internet di cui non hai fatto il minimo accenno. Internet che sta minando piu' di ogni altra cosa le solide basi dell'editoria tradizionale che a fatica vuole accettare il cambiamento anzi in taluni casi come quello del tuo articolo lo evita completamente. C'e' una numerosissima squadra di "ordinary people" molto capace e appassionata che ogni giorno pubblica online fatti, notizie, aneddoti che sono di gran lunga piu' interessanti di alcuni articoli spesso ripetitivi e poco oggettivi che a volte sembrano scritti con l'unico obiettivo di difendere una categoria professionale che oggi lascia molto a desiderare (fatte naturalmente le debite eccezioni). Ed in questo caso, parlando di pubblicita', pubblicita' online ovviamente, ci sarebbero molte cose davvero interessanti da raccontare, da raccontare attraverso la stampa ovviamente...ma credo non siano, purtroppo, di suo interesse.
Insomma, trovo il tuo pensiero, concedimelo con tutto il rispetto e la stima che nutro nei tuoi confronti, un po' superficiale ed anacronistico. La pubblicita' e cambiata, sta cambiando proprio grazie ad internet, perche' e' cambiato il ruolo dei "consumAttori" ed il loro rapporto con l'informazione sia essa giornalistica che commerciale. L'ultimo libro di Gianpaolo Fabris lo racconta in maniera semplice ed chiara. La pubblicita' sta assumendo un ruolo diverso, creato dalle persone, dai network, dalla Rete, dalla societa' postmoderna che puo' essere definita in vari modi fuorche' guerrafondaia.

mercoledì, giugno 18, 2008

Brava Francesca! Giovane Leonessa a Cannes

Cannes Advertising Festival. Il primo oro per l’Italia arriva dai Giovani Leoni

Francesca Casadei, di Aegis Media Italia (Isobar e poi Deep Blue) e' stata premiata ieri con una medaglia d’oro grazie al progetto realizzato per la onlus War Child.
Medaglia d'argento alla Germania, di bronzo agli Usa.
Premio speciale al Giappone per la creatività.

Brava Francesca!!!
ecco il link al suo blog
http://www.lafra.it/

Chris Anderson e la sua teoria del "FREE" business

My Next Book: "FREE"
So the word is out. I've sealed the deal on my next book, to be called "FREE". Here's how New York Magazine described it:
Long Tail Author Sells Next: Chris Anderson, author of much-cited paradigm-shifter The Long Tail, sells new book Free to Will Schwalbe at Hyperion. Agent is John Brockman. New title explores "the most radical price of all — zero — in the context of the economics of abundance." Times Magazine editors crack knuckles.
I actually have no idea what that last sentence means.
The book is due to be finished by mid-2008, for publication as soon after that as possible.
Here are some of the subtitles I've been kicking around:
1) FREE: The story of a radical price (zero)
2) FREE: How $0.00 changed the world
3) FREE: How companies get rich by charging nothing
4) FREE: The economics of abundance and the marketplace without money
5) FREE: The past and future of a radical price.

http://www.thelongtail.com/the_long_tail/2007/05/my_next_book_fr.html

Questo e' quanto riporta il blog di Chris Anderson relativamente al suo nuovo libro.
E' curioso che l'anno scorso Chris Anderson in un convegno, nell'ambito del quale annunciava la pubblicazione del suo nuovo libro, sottolineasse che, in coerenza con le sue tesi, il libro sarebbe stato downlodabile for free, mentre ora annuncia di aver chiuso un deal per la vendita dello stesso.
L'ho ascoltato con piacere ed attenzione ancora ieri, in occasione della conferenza privata organizzata da Google nell'ambito del World Marketing Forum, e devo dirvi la verita' la sua teoria non mi convince fino in fondo. Perche' e' solo parzialmente vero l'assioma che le aziende in futuro faranno business regalando prodotti e servizi. Dietro ad ogni gratuita', se parliamo di business, si cela una modalita' di generare "revenue" complementare o alternativa. Cambiano i modelli di business, questo fatto e' indubbio, ma che le aziende debbano generare profitti e' altrettanto un "must" inevitabile e direi un sano obiettivo, altrimenti sarebbero delle organizzazioni no profit. Semmai il problema e' come generare profitti oggi tenendo conto della responsabilita' di ognuno di noi in termini di "sostenibilita'".
Dunque in estrema sintesi, riservandomi di comprare e leggere il nuovo libro di Anderson, direi che sono contraria alle estremizzazioni dei concetti in questo momento storico di poca chiarezza, perche' se diciamo "free" o spieghiamo che free e' solo una parte del servizio ma dietro a quella parte di servizio ci sara' un'acquisto da effettuare, oppure non siamo chiari, trasparenti e coerenti. Ed in questo momento di destabilizzazione delle regole del gioco, il rischio che non si entri in profondita', analizzando e sviscerando i fenomeni, e' elevato cosi' come e' elevato il rischio che si traggano deduzioni semplicemente leggendo i grandi titoli, i grandi assiomi, fermandosi sulla superficie delle cose.
Il punto e' cosa ed in che termini percepiamo come "free". "Free" nel mondo analogico sono le ciabattine che l'hotel 5 stelle ci regala ma che poi ci fa pagare profumatamente nel costo della camera. E perche' dovrebbe esser diverso nel mondo digitale? Io ti regalo un pezzettino di servizio che tu poi mi ripagherai in altro modo. E' "free" tutto cio'? Io ti regalo la news, ti regalo un podcast, ti regalo un widget che tu mi ripagherai con la tua attenzione, con la cessione del tuo "profilo"...e' "free" tutto cio?

lunedì, giugno 02, 2008

il Digital divide..nel vero senso della parola

Sono passati 13 anni da quando mi sono innamorata della rete. Sono tanti gli anni passati a raccontare a tutti di questa mia passione e delle meraviglie di internet, eppure mi rendo conto che c'e' ancora moltissimo da raccontare e da fare. So che tante persone, come me, si sentono felicemente in dovere di condividere la propria esperienza professionale e personale che le ha arricchite cosi' tanto dal punto di vista umano. Ma sento che il contagio non c'e' ancora stato...
Qualche giorno fa sono stata invitata a Roma ad un Convegno sulla comunicazione digitale, alla fine del quale ho scambiato qualche parole con persone del pubblico che avevano assistito alla tavola rotonda. Mi sono resa conto che il digital divide esiste ancora ed e' fortissimo. Ma la cosa piu' preoccupante e' che il digital divide non esiste solo tra chi e' online e chi non lo e'.
Esiste anche e, paradossalmente, soprattutto nelle persone che usano internet gia' da qualche anno ma ancora non ne hanno compreso appieno le potenzialita'. Timori, luoghi comuni, pregiudizi, iatture su quella che viene ritenuta assurdamente la malvagita' della rete sono ancora un ostacolo, nonostante vi sia un proliferare di iniziative che tendono a rendere la rete un ambiente o piu' prosaicamente un media "comprensibile", alla portata di tutti e di tutti.
Possibile che si faccia ancora tutta questa fatica? Possibile che mia zia di 75 anni che vive in Florida sia cosi' piu' brava ad utilizzare la tecnologia e farla propria, di mia zia di Milano?
Cosa dovremmo fare per aiutare i nostri connazionali piu' pigri e refrattari a superare questo gap che ci sta trascinando in basso nelle classifiche internazionali relative all'adozione delle nuove tecnologie? Cosa ci possiamo inventare per scalzare un sistema mediatico arcaico e "terzomondista" che continua a proteggersi e a sfavorire la crescita del nostro Paese, il cui futuro inevitabilmente si fonda sullo sviluppo delle autostrade innformatiche...come si chiamavano una volta?

domenica, aprile 27, 2008

IAB FORUM ROMA

Se la montagna non va da Maometto...

Roma, dal punto di vista del business relativo all'advertising online, e' diventata una citta' molto importante. Ci sono molte aziende di rilievo, multinazionali ed aziende pubbliche che stanno guardando ad internet e alla comunicazione online con grande interesse investendo a volte budget davvero molto interessanti. Ma ne mancano ancora molte all'appello...
Per questo motivo, abbiamo pensato di replicare l'evento, anzi il mega-evento, che tutti gli anni si svolge a Milano, IAB Forum, organizzando una giornata nella Capitale. Iab Forum Roma si svolgera' il prossimo 7 maggio e siete tutti invitati! Per chi volesse maggiori informazioni ecco l'indirizzo del sito creato per IAB Forum. Non mancate!
www.iabforum.it

...se vedemo ;-)

CRM come sorprendere e fidelizzare un cliente

Circa un mese fa sono andata con la mia famiglia a Parigi per qualche giorno di vacanza...Eurodisney naturalmente compresa, favolosa nonostante la bufera di neve
;-)
Al di la' di essere stata sfidata da mia figlia a salire con lei sui vari "rollercoaster" dopo anni di paura dichiarata, non potendo fare ulteriori figuracce, mi sono armata di coraggio e siamo partite...beh il divertimento su "Space Montain" e' stato spazialeeee. Non volevo piu' scendere!
Ma non era di questo che vi volevo parlare. Vi volevo raccontare di un disguido che abbiamo avuto con il servizio navetta aereoporto - hotel e viceversa (naturalmente avevo preacquistato tutto online, ingresso ai musei, metro etc...evitando perdite di tempo e file inenarrabili al Louvre). Pronti per la partenza per Milano lo chaffeur si e' presentato un quarto d'ora prima dell'orario stabilito e non ha voluto sentire ragioni di aspettarci, sicche' abbiamo dovuto prendere in fretta e in furia un taxi. Contattato al ritorno via email Expedia per segnalare l'inconveniente, ho ricevuto immediatamente risposta con la richiesta di produrre la ricevuta del taxi per il rimborso. Naturalmente mi sono dimenticata di inviare la ricevuta e cosi' la richiesta di rimborso per quanto mi riguardava era gia' passata come si suol dire in cavalleria. Bene, l'altro ieri ho ricevuto una mail dal customer care nella quale mi dicevano che nonostante non avessero ricevuto la copia della riceuta del taxi avevano provveduto ad accreditarmi sul mio C/C l'intero importo del servizio navetta non goduto.
Sono rimasta cosi' felicemente sorpresa dal livello di attenzione e dall'utilizzo eccellente del CRM che ho deciso di raccontarlo proprio perche' siamo ormai cosi' poco abituati all'efficienza che quando capita di avere a che fare con aziende cosi' eccellenti credo sia doveroso farlo sapere.
Naturalmente si sono garantiti i miei prossimi viaggi fidelizzandomi con un'azione che pensandoci dovrebbe essere di ordinaria amministrazione.

domenica, marzo 09, 2008

Ma che ne sa Ferrara?

Ho visto e sentito il discorso di Giuliano Ferrara...
http://it.youtube.com/watch?v=XwmooBqIabU&NR=1http://www.la7.it/blog/default.asp?idblog=GIULIANO_FERRARA_-_Gli_editoriali_11

Prima di esprimermi, pur avendo gia' un'opinione personale molto precisa sull'argomento, sono andata a documentarmi. Volevo provare a capire con serieta' perche' uno come Giuliano Ferrara improvvisamente avesse deciso di far sua la battaglia contro l'aborto. Non voglio neanche parlare dei suoi trascorsi politici, non m'interessano sebbene molto ci sarebbe da dire...
Ma dopo essermi aggiornata anche sull'andamento delle cosiddette IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) in Italia negli ultimi anni che sono peraltro diminuite e non aumentate: nel 1980 per ogni mille donne residenti in Italia sono stati registrati 15,3 interruzioni volontarie di gravidanza -nel 1998 sono scese a 9,5 ovvero quasi dimezzate, mi sono chiesta:
ma allora di cosa parla quest'uomo? E perche' proprio ora ha deciso di interessarsi all'argomento?
Che ne sa Ferrara del profondo significato della maternita' e dell'immenso ed incolmabile dolore psichico e fisico che una donna puo' provare quando costretta ad abortire, spesso per motivi indipendenti dalla sua volonta'?
Che ne sa di come la tragedia di dove prendere una decisione cosi' profonda possa cambiare e anche distruggere la vita di una donna?
Io conosco personalmente donne che hanno dovuto rinunciare alla propria esistenza per crescere un figlio handicappato, perche' sole, senza assistenza sociale, senza aiuti concreti, abbandonate alla loro disperazione e con la sola forza di andare avanti per amore, l'amore che solo una madre puo' avere per il proprio figlio...perche' non parliamo di questo?
L'interruzione di gravidanza non puo' avere a che fare con questioni di propaganda politica e non puo' essere strumentalizzata da nessuno. E' una decisione cosi' personale, che ha solo a che vedere con la propria coscienza ed il proprio essere. Nessuna donna in condizioni di normalita' vorrebbe abortire, di questo ne sono certa.
Parliamo piuttosto di quali aiuti lo Stato dovrebbe essere in grado di fornire ad una donna nella terribile condizione di non potere sostenere e portare avanti la propria maternita'.
La legge 194 e' un diritto acquisito che non si puo' negare a nessuna donna.
Lo dico con grande fermezza, pur essendo personalmente in linea "di principio" contraria all'aborto, ma tuttavia essendo consapevole che non si puo' negare in determinate circostanze.
Riporto qui di seguito da lettera di Livia Turco a Repubblica che condivido quasi completamente e che credo sia un monito per Ferrara e per la sua assurda moratoria propagandistica.
D'altro canto, permettetemi...che credibilita' puo' avere uno che in televisione, qualche settimana fa, fumando amabilmente una sigaretta dichiarava la sua ambizione a diventare Ministro della Salute?

Legge 194: una lettera del Ministro della Salute Livia Turco al Direttore di Repubblica
"DIFENDO LA 194 MA NON TEMO IL CONFRONTO"di Livia Turco*
Caro direttore,la legge 194, che nel 1978 ha reso legittimo per le donne italiane il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza, non ha bisogno di alcun "tagliando". Essa si dimostra infatti ancora oggi di estrema efficacia e mantiene inalterata la sua validità.
Anche per rispondere alle più recenti sollecitazioni di natura sia etica che scientifica.E allora a cosa dovrebbe servire, mi chiede anche Miram Mafai, l'atto di indirizzo da me annunciato anche per una migliore applicazione della legge?
La necessità di formulare indirizzi per gli operatori sanitari in materia di assistenza neonatale per i nati molto pretermine e in generale sulla gravidanza e il parto, è avvertita da tempo dalla stessa comunità scientifica che, in alcuni casi, si è già mossa, indicando ad esempio i limiti temporali a partire dai quali si ha certezza sostanziale sulla capacità di vita autonoma del feto.
Sappiamo bene che nel '78 tale periodo si collocava non prima delle 24/25 settimane di gestazione, mentre oggi i progressi della neonatologia lo indicano attorno alla ventiduesima settimana.
Questo indicatore è molto importante perché la 194 prevede un limite invalicabile all'aborto quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto.In questo caso esso resta infatti possibile solo in condizioni di grave pericolo per la "vita" della donna, a conferma ulteriore che non siamo in alcun caso di fronte a una legge eugenetica.
E non si può parlare di eugenetica neanche nel caso di un aborto conseguente a una diagnosi di anomalia o malformazione del nascituro.
La 194 non prevede infatti l'aborto per malformazione del feto ma solo quando tali malformazioni determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Anche in questo caso la 194 si conferma una legge di chiari e saldi principi. Incentrati, da un lato, sul diritto all’autodeterminazione della donna, sulla sua capacità di "accoglienza" della maternità e sulla salvaguardia del feto dal momento in cui presenta possibilità di vita autonoma. Dall'altro, su una serie di valutazioni medico-scientifiche finalizzate a far sì che tali diritti, capacità e garanzie possano essere sempre esercitati al meglio.
Chi ha voluto e chi ha combattuto per questa legge e che oggi giustamente ne rivendica e ne difende la validità, non deve quindi temere di confrontarsi con il progresso della scienza.
Perché se è vero che esso consente diagnosi sempre più anticipatorie sulla salute del nascituro (anche se con ancora molti margini di errore e variabilità), rende possibile parti in età gestionali estremamente pretermine, contribuisce a diminuire le sofferenze, è anche vero che ci pone dinanzi a scelte e dilemmi di natura profonda che non possiamo non considerare. A partire dal rifiuto della ricerca di una ideale perfezione nel nascituro che può condurci verso scenari da incubo selettivo della specie che non possiamo accettare.
Noi donne per prime. Proprio in quanto portatrici di valori alti a difesa della vita e dell'amore e del rispetto della persona e della sua capacità di scelta, che sono gli stessi valori che hanno ispirato le lotte per la legalizzazione dell'aborto.
A chi oggi grida contro questa legge, invece, è sempre bene ricordare che prima della sua approvazione almeno trecentomila donne italiane si sottoponevano ogni anno a interventi rischiosi e clandestini per interrompere una gravidanza non desiderata.E che, solo grazie a questa legge, gli aborti si sono oggi dimezzati e continuano a calare anno dopo anno.
A dimostrazione della validità della 194, sia per il contenimento del ricorso all'Ivg, sia per la non assimilazione dell'aborto a metodo contraccettivo e sia per la crescita della cultura della maternità come momento di grande responsabilità della donna.
E' diventato sempre più evidente nel corso degli anni che l’autodeterminazione da parte della donna non si traduce in libero arbitrio o in una manifestazione di egoismo o in relativismo etico. Al contrario il diritto alla "scelta" ha portato alla maturazione di una maggiore responsabilità verso la procreazione. E dunque verso la vita umana.
Per tutti questi motivi io difendo "senza se e senza ma" la legge 194. Ma per gli stessi motivi non ho paura del confronto e della verifica sulla sua applicazione anche chiedendo aiuto alla comunità scientifica, per meglio indirizzare gli operatori e per meglio garantire le donne nella loro scelta su come portare o non portare avanti una maternità.Questo a partire dalla necessità di individuare il momento in cui sussistono le condizioni per una effettiva possibilità di vita autonoma del feto. Per dare indicazioni uniformi ai neonatologi sul tipo di assistenza da garantire al neonato molto pretermine e per evitare forme di accanimento terapeutico. E per garantire l’appropriatezza nelle diagnosi prenatali.
Non si tratta quindi di porre "nuovi" limiti temporali all'aborto terapeutico, come teme Miriam Mafai, perché resta assolutamente valido quel limite già indicato dalla 194 all'articolo 7, dove è previsto che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto l'Ivg sia praticata solo in caso di pericolo per la vita della donna. Si tratta semmai di chiedere alla comunità scientifica di indicare il periodo di gestazione oltre il quale sussistono tali possibilità, in base alle evidenze scaturite dal continuo aggiornamento delle conoscenze scientifiche.Questa è la via. E penso sia quella giusta per rispondere a chi, al contrario, pensa di usare il progresso della scienza come alibi per intaccare responsabilità e autonomia delle donne nella decisione più importante della loro vita.*

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p.s. un saluto particolare ad Andrea che si lamenta di venire sul mio blog e non trovarlo aggiornato :-)

mercoledì, febbraio 27, 2008

Lettera aperta al Dr.Bruno Vespa su Blog, Internet e mass media

Abbiamo inviato questa lettera al Dott. Vespa, direttore di Porta a Porta.
Oggetto: Lettera aperta su Blog, Internet e mass media

Egregio Dott. Vespa,

Internet raggiunge nel mondo oltre un miliardo di utenti e in Italia circa 24 milioni di persone. Ogni giorno nascono circa 120.000 blog, per un totale di oltre 100 milioni di blog in tutto il mondo. Nel solo 2007, 44 milioni di persone si sono avvicinate con un ruolo partecipativo al più grande fenomeno sociale, culturale e democratico della storia recente,
In molti paesi autoritari i blogger difendono la libertà d'espressione e la democrazia sfidando la repressione e, talora, andando in prigione per questo. Nei paesi democratici i blogger estendono la libera circolazione delle idee, la comunicazione comunitaria e in definitiva la partecipazione alla vita sociale.
Il blog è diventato uno strumento di comunicazione di massa; piu' del 25% della popolazione del Canada e del 20% di quella del Regno Unito partecipano a "reti sociali" basate su Internet. In Italia si stimano oltre mezzo milione di blogger, in maggioranza non adolescenti ma giovani e adulti. Sono noti blogger anche alcuni esponenti politici italiani (ricordiamo tra i vari l'on. Gentiloni, l'on. Di Pietro, l'on. Letta, l'on Pecoraro Scanio, l'on Lanzillotta, l'on Storace, l'on. Santachè, ...), inclusi candidati premier alle prossime elezioni, e ben un terzo dei parlamentari britannici (incluso il primo ministro).
Ci sembra che demonizzare i blog e il social networking, che sono fondamentalmente espressione di libertà, di democrazia e di socializzazione, sia negativo e antistorico. Ancora peggio è criminalizzare i blog - come cercano talora di fare i paesi autoritari per giustificare le loro censure - solo perchè alcuni - giovani o no - lo usano male. Ci sembra che la trasmissione da lei curata del 21 febbraio 2008, peraltro dedicata ad un altro tema, abbia purtroppo (crediamo involontariamente) generato un sospetto generalizzato verso i blog e il social networking, se non addirittura verso la comunicazione via Internet.
Sarebbe, a nostro parere, un errore grave analogo a quello di alcuni intellettuali aristocratici che, tanto tempo fa, condannavano in blocco la televisione perchè ... fa male ai bambini e toglie anche del tempo prezioso agli adulti per leggere libri e giornali...Internet, il social networking e i blog non sono solamente un fenomeno sociale, culturale e politico di enorme importanza.
Sono anche diventati i servizi trainanti di un settore economico centrale e strategico per lo sviluppo economico delle economie avanzate: le telecomunicazioni. Le telecomunicazioni sono infatti da un lato un settore a sè stante - che di per sè porta ricchezza e occupazione qualificata e genera fenomeni finanziari economici di prima grandezza - e dall'altro sono un fattore propulsivo decisivo per l'economia nel suo complesso, e in particolare per la diffusione dell'innovazione presso le aziende e le famiglie.
La Commissaria UE Viviane Reding ha piu' volte ricordato che ben il 50% della crescita del PIL europeo e' legata allo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), di cui Internet costituisce la spina dorsale. Anche il recente rapporto Attalì per lo sviluppo economico della Francia è pervaso da iniziative di impulso alle tecnologie della informazione e telecomunicazione.
In Italia purtroppo l'economia cresce meno dei nostri omologhi europei anche perché le telecomunicazioni sono nelle posizioni di coda nelle graduatorie internazionali, come del resto lo è la televisione digitale (terrestre, via Internet e via satellite). La scarsa diffusione della banda larga è forse l'indice più significativo della nostra arretratezza nel settore decisivo delle tlc.
Secondo i recentissimi dati diffusi dall'organizzazione degli operatori TLC europei ECTA, il quadro italiano relativo alla banda larga è il seguente:
1. Diffusione della banda larga: L’Italia (16,5) si sta allontanando dalla media UE (19,8) ed è sempre più distante dai paesi comparabili come Francia, UK, Germania. Siamo lontanissimi, ovviamente, dai paesi nordici. Nell’Europa dei 15 siamo superati anche dall’Irlanda, e seguiti da vicino dal Portogallo. In sostanza, la banda larga in Italia è meno diffusa che in altri paesi, a prescindere da circostanze di omogeneità industriale e sociale.
2. Crescita della banda larga nel periodo settembre 2006-settembre 2007 : In Italia vi è stata una crescita del 3%, bassissima se paragonata con altri paesi comparabili, dove la crescita si attesta tra il 5% ed il 10%.
I dati italiani sono gravi non solo perché riflettono una situazione peggiore di altri paesi, ma anche perché indicano la difficoltà del Paese nel recuperare il gap. Anzi, la distanza con il resto d’Europea si va accentuando.
Una corretta comunicazione sui mezzi di informazione di massa riguardo le tecnologie ICT potrebbe contribuire in modo importante ad avvicinare sempre più persone alle telecomunicazioni, ad Internet e all'informatica con ricadute positive per l'intero sistema.Vorremmo sottolineare che Internet è oggi il principale sistema di comunicazione mondiale assieme alla rete telefonica fissa e cellulare, e rispetto a queste ultime è molto più esteso nelle funzionalità. Come la rete telefonica, Internet viene impiegato per comunicazioni lecite come per quelle illecite. La differenza è che le comunicazioni e le funzionalità di Internet sono nella grande maggioranza dei casi pubbliche e rendono così visibili anche gli usi banali, deviati o addirittura illegali e criminali che purtroppo, proprio per la loro maggiore visibilità in rete, vengono additati come peculiari solo di Internet.
Mai nessuno però, giustamente, ha pensato di criminalizzare in maniera generica la rete telefonica, pur essendo noto, antico, esteso e grave l'uso illecito e criminoso delle reti fisse e mobili, come è testimoniato dalle intercettazioni telefoniche rese pubbliche in diverse occasioni.
Discutere pubblicamente dei problemi sociali che Internet inevitabilmente riflette e, fortunatamente, spesso svela al pubblico, è importante ma va fatto mettendo nella giusta relazione gli effetti e le loro cause ed evitando considerazioni semplicistiche e condanne aprioristiche del mezzo.

Secondo noi è importante che non si criminalizzi la rete e che anzi se ne promuova l'uso e la diffusione estesa. La criminalizzazione di Internet tende a confondere gli effetti con le cause e non permette di affrontare adeguatamente i problemi negativi - sociali o criminali - che tutti desideriamo combattere.
Una disinformazione su Internet non ne rallenterà la diffusione presso il pubblico competente ma ne frenerà l'adozione e la conoscenza proprio nel pubblico più bisognoso di informazione, spostando in là nel tempo l'occasione di far crescere questo Paese.
Viceversa, una corretta e approfondita informazione può contribuire decisivamente a massimizzare i benefici di Internet e a ridurre invece gli effetti negativi dei nuovi sistemi di comunicazione.Fiduciosi che in futuro vorrà considerare anche i benefici di Internet e delle telecomunicazioni e non solo i problemi sociali, anche gravi, che essa rivela, le manifestiamo fin d'ora la nostra disponibiiltà a partecipare a un confronto su questi temi che a nostro parere sarebbe importante trattare in maniera approfondita e positiva in una delle prossime trasmissioni che a nostro parere sarebbe opportuno programmare e alla quale, se lei desidera, siamo pronti a dare il nostro contributo di esperienza e competenza.

Restiamo a sua disposizione per ogni eventuale chiarimento e approfondimento e nel frattempo Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Marco Camisani Calzolari, Blogger, Imprenditore, Chairman Speakage
Gildo Campesato, Giornalista, Direttore del Corriere delle Comunicazioni
Mario Citelli, Blogger, Imprenditore, Direttore Beltel - Mensile di attualità per l'industria ICT
Lele Dainesi, Blogger, Giornalista, Executive Communication Cisco Systems Italy,
Luca De Biase, Blogger, Giornalista, Caporedattore Nova24 - Settimanale di innovazione de Il Sole 24 ore
Juan Carlos De Martin, Blogger, Docente Politecnico di Torino - Responsabile italiano Creative Commons
Michele Ficara, Blogger, Imprenditore, Presidente Assodigitale - Associazione Italiana Industria Digitale
Paolo Forcellini, Imprenditore, Segretario Generale Consulta Digitale Assocomunicazione - Confindustria
Alfonso Fuggetta, Blogger, Docente Politecnico di Milano
Enrico Gasperini, Blogger, Imprenditore, Presidente Audiweb - Joint Industry Committee per la rilevazione delle audience online
Enrico Grazzini, Blogger, Analista, Collaboratore Corriere Economia - Settimanale Economico Corriere della Sera,
Marco Montemagno, Imprenditore, Conduttore Reporter Diffuso - Sky TG24
Layla Pavone, Blogger, Dirigente, Presidente IAB - Interactive Advertising Bureau
Marco Palombi, Blogger, Imprenditore, Fondatore 1st Generation Network - Associazione imprenditori di prima generazione
Stefano Quintarelli, Blogger, Imprenditore, Past president AIIP - Associazione Italiana Internet Provider
Francesco Sacco, Blogger, Docente e Managing Director EntER - Centro studi per l'imprenditorialità - Università Bocconi
Francesco Siliato, Blogger, Docente Economia dei Media - Politecnico di Milano,
Gigi Tagliapietra, Blogger, Imprenditore, Presidente Clusit - Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica
Guido Tripaldi, Blogger, Imprenditore, Presidente Voipex - Consorzio per l'interoperabilità dei servizi Internet

domenica, febbraio 03, 2008

MYahoooo!!!

Ciao!
intanto chiedo scusa a chi ogni tanto decide di avventurarsi nel mio blog e non trova nulla di nuovo da condividere...ma ho deciso di non farmi prendere dall'ansia della prestazione del blogger... questo e' uno dei miei buoni propositi del 2008 ed essendo pigra di natura :-) -difficile da credere per chi mi conosce, ma e' cosi'- ho deciso di scrivere qualcosa solo quando mi sento di farlo a costo di passare per quella che ha un blog e non lo tiene aggiornato.

Beh...volevo condividere oggi quello che mi e' successo l'altro ieri.

Sono stata fuori Milano, da un cliente e senza poter usare il blackberry quasi per una giornata intera. Mentre ero in treno, di ritorno dalla riunione, leggendo la posta inciampo in una delle newsletter a cui sono iscritta che dice "Microsoft buys Yahoo!". Opppsssss!!! Rileggo il subject e fra me e me, in quella frazione di secondo che mi separa dall'aprire la mail e dal leggere tutto d'un fiato il contenuto, dico "sara' l'ennesima notizia della serie "al lupo al lupo" ma non sara' vera...". E invece, leggo, mando un sms ad un amico fidato e "sempre sul pezzo" che mi dice "si hanno lanciato un'OPA".
Wow!!!! finalmente qualcosa che stimola la mia curiosita' :-) e che mi porta a pensare, in maniera un po' apocalittica, che le sorti del mondo potrebbero essere state gia' decise mentre io ero in riunione con un cliente a parlare di Internet!
E allora comincio a rimuginare e penso che questa, se andasse in porto, sarebbe davvero una bella novita' nel nostro oramai paludoso e quasi stantio mondo dell'online. Una bella notizia, l'unica che forse potrebbe muovere qualche pedina nello scacchiere della "knowledge economy".
Chi piu' di Microsoft e Yahoo messi insieme potrebbe provare a contrastare l'invincibile Google?
Chi meglio di due dei tre titani globali della storia di internet uniti in matrimonio d'interessi potrebbe provare a scardinare il dominio incontrollabile e incrontrollato di "Mr. I'm not Evil"?
Io ci spero e vi spiego anche perche'. Credo che pur non arrivando a contrastare da subito Google in termini di quote di mercato di numero di ricerche effettuate sui motori, MYahocrosoft (consentitemi il neologismo), con una buona strategia d'attacco e non di difesa, potrebbe porsi come una reale alternativa all'offerta pubblicitaria, sempre piu' esclusiva da parte di Google, tesa a disintermediare, o meglio a fagocitare chicchessia, anche attraverso l'acquisizione di societa' quali DoubleClick che, btw, e' tornata da pochissimo sul mercato con un'offerta di spazi pubblicitari (ovverossia non offre piu' in maniera neutrale solo il software, come aveva deciso di fare da qualche anno a questa parte, ma anche la possibilita' di fare pianificazione proprio grazie alla mole di dati acquisiti dal software venduto ad editori ed agenzie per la gestione dell'advertising -vedi http://www.doubleclick.com/products/advertisingexchange/index.aspx-) che...come dire mi pare molto "Google like" e che sinceramente mi desta qualche preoccupazione in piu' rispetto al recente passato.
Inoltre, e' vero che il 95% di noi utilizza il motore di ricerca per muoversi agevolmente in rete, ma e' pur vero che Internet si fonda su un mondo di contenuti che alimentano e nutrono la rete e che vivono di pubblicita', che pare ormai essere l'unico modello di business che possa sostenere gli editori online, e che, nel bene e nel male, continuano a dipendere in buon parte da Google. Dunque, se solo ci fosse qualcuno che almeno ci provi a creare un'alternativa reale a Google questo mercato potrebbe ricevere un'iniezione di adrenalina e di ottimismo che farebbe bene a tutta l'industria della comunicazione e della pubblicita' che, ultimamente, mi pare si stia un po' rassegnando al dominio incostrastato di un solo player in grado di disegnare il futuro dell'informazione.
Se poi ci mettiamo dentro anche il fatto che il potere legislativo e politico globale, iper frammentato, e spesso ripiegato sulle problematiche locali, non sia in grado di affrontare in maniera coesa il problema della gestione dell'informazione globale, lasciando ampiamente spazio e tempo a coloro i quali, con grande competenza e lungimiranza, stanno decidendo al posto loro, disegnando le nuove regole del gioco dei prossimi anni, questa nuova ondata di interesse che sta gravitando sul "merge" di Microsoft e Yahoo potrebbe rifocalizzare l'attenzione sul rischio che stiamo tutti correndo in termini di monopolizzazione dell'informazione (e di tutto cio' che ne puo' derivare), il bene piu' prezioso dell'umanita' dopo l'acqua.