Ieri sera rientrando a casa facevo alcune riflessioni filosofiche/antropologiche/tecnologiche e pensavo a se e cosa ci abbia regalato e contemporaneamente tolto internet in questi anni.
Una sorta di bilancio amorevole, un bilancio anche di una fase molto importante della mia vita, personale e professionale.
Perche', e' inutile sottolineare quanto la rete ci abbia cambiato sotto ogni punto di vista, in generale e figuriamoci per chi come me lavora "con, in e per internet".
Quindi soffermarsi ogni tanto per provare a capire se e' come Internet ci abbia cambiato come individui all'interno del nostro contesto sociale forse e' importante.
La rete ci ha regalato onnipotenza, perche' ci si sente al centro dell'universo quando si ha a disposizione tutto o quasi, soprattutto in termini di conoscenza: "sapere e' potere".
Allo stesso tempo la rete ci rende "piccoli". Ci si sente costantemente impreparati, inadeguati rispetto alla mole di informazioni che sono facilmente disponibili online e all'impossibilita' di utilizzarle tutte. Chi, come me, e' bulimico di conoscenza non puo' che talvolta sentirsi inerme rispetto all'incapacita' di nutrirsi di tutto il banchetto di bit di informazioni che avrebbe potenzialmente a disposizione.
La rete ci ha dimostrato, con tutta la sua naturale prepotenza, l'originalita' dell'individuo e delle sue idee e la possibilita' di realizzare progetti che solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile poter concretizzare in poco tempo e senza grandi investimenti.
Parimenti la rete nella sua immensita' e replicabilita' ci ha resi consapevoli che di originale c'e' molto poco e di come le dinamiche sociali, culturali, economiche e progettuali nonostante tutto siano assolutamente analoghe a qualunque latitudine e longitudine.
La rete ci ha messo nelle condizioni di essere sempre e costantemente connessi l'uno con l'altro e di apprendere nuovi modelli di socializzazione, che aiutano moltissimo ad esprimere la nostra individualita' e di integrarla con quella degli "altri da noi", con tutta la sua profondita' e complessita'.
Ugualmente la rete ci sbatte in faccia tutti i giorni la nostra solitudine, in un rapporto uomo-macchina che, se cosi' osservato, genera un annichilimento dell'individuo, della sua multisensorialita' e della sua esigenza ancestrale di intepretare e di confrontarsi con il suo prossimo attraverso il lunguaggio del corpo.
Dicevo all'inizio, il bilancio amorevole, per cui di parte, e dunque inevitabilmente positivo, mi porta a dire che Internet non e' neutrale perche', pur con tutte le sue contraddizioni, sta regalando ricchezza all'umanita', a me stessa, molto piu' di quanta ne sta sottraendo.
venerdì, ottobre 15, 2010
mercoledì, ottobre 13, 2010
Alla faccia di Internet for Peace
Avevo quasi deciso di abbandonare il mio blog perche' mi ero resa conto che tutti scrivono di tutto su Internet e la ridondanza di informazioni e di punti di vista inibivano la mia voglia di dire sempre qualcosa di nuovo e interessante. Perche' non e' facile dire sempre qualcosa di nuovo e interessante e che aggiunga valore all'esistente e trovavo sempre molte informazioni cosi' utili che avevo quindi deciso non avesse senso aggiungere altro al molto, gia' cosi' rilevante e consistente.
Ma gli episodi degli ultimi giorni mi hanno stimolato a dire di nuovo la mia, perche' secondo me nella community degli scrittori tuttologi digitali italiani, i sedicenti blogger, non sta tirando una bella aria. Un episodio mi e' capitato personalmente qualche giorno fa, quando un gruppetto di persone ha incominciato a discutere su un tema legato all'audience di Twitter in Italia, di cui riportavo i dati in una mia slide che avevo presentato ad un convegno, pubblicata da un blogger, per poi letteralmente accanirsi sul fatto che io avessi fraudolentemente copiato il background di quella slide. Si trattava di una cartina geografica che rappresentava la concentrazione di audience di alcuni social network nel mondo che, per la verita', aggiungeva molto poco in termini di valoriali alla slide, se non abbellendola di colori, peraltro era coperta da altri box di informazioni. La fonte della cartina in secondo piano era stata rivendicata da una persona che lamentava, a ragione, non fosse stata riportata. Pertanto verificando che molto probabilmente quella cartina presa da Internet era stata fatta da tale persona, pur avendone trovate in rete alcune altre simili se non uguali, ho deciso immediatamente di correggerla com'e' giusto che sia, citandone la fonte che con molta probabilita' per questioni grafiche era stata erroneamente cancellata. Il tutto nella mia totale buona fede e onesta' intellettuale. Ma il punto e' che nel thread che ha raggiunto ben oltre 70 post dove si discuteva animatamente sulla veridicita' dei numeri di Twitter in Italia (peraltro fonte Nielsen, non pinco pallino), i toni di alcuni post a cui poi ne sono succeduti altri erano violenti, cattivi, brutalmente ironici e diffamatori, nella gran parte dei casi, postati da persone che non mi conoscono personalmente e che a mia volta non conosco personalmente.
La stessa cosa e' successa a Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, in questi giorni. Wired candida Internet al Nobel per la Pace, fa una campagna importante a supporto della candidatura, durata parecchi mesi, non vince il Nobel (e questo "ci sta") ma improvvisamente si scatena il branco dei blogger che cominciano ad attaccare Luna perche' sostengono che la campagna e' una tremenda macchinazione, un'idea di marketing per sostenere le vendite di Wired Italia. E' giu' con le accuse di disonesta' e di tradimento, parole infamanti e violente, cattiverie gratuite. Un susseguirsi di messaggi da parte di molti blogger veramente brutali e al limite della querela per diffamazione, anzi senza al limite.
Non entro nel merito della questione, se non per dire che era ovvio che per sostenere quest'operazione di candidatura al Nobel per la Pace ci volesse il sostegno di una comunicazione e di una campagna, tabellare e virale ma non ho mai dubitato dell'onesta' intellettuale di Riccardo Luna e di Paolo Iabichino (direttore creativo). Non penso ci fosse un'operazione cosi' machiavellica nata per recuperare copie e lettori di Wired, bisognerebbe essere davvero in malafede per pensare una cosa del genere. Com'e' altrettanto vero che, grazie a questa operazione l'awareness di Luna e di Wired sia cresciuta, non so in effetti se la diffusione del giornale ne abbia beneficiato, ma se cosi' fosse ne sarei contenta. Ad ogni modo se mai avessi avuto un dubbio del genere, sull'onesta' del progetto, non avrei fatto altro che rivolgermi al diretto interessato piuttosto che sparare ad "alzo zero". Perche', lo sappiamo tutti, tavolta le parole fanno piu' male di una fucilata,
Allora, io mi chiedo tristemente perche' possano accadere certi fatti? Chi sono questi blogger, queste anime pie della rete che pretendono di esserne i paladini che si permettono di esprimersi e di giudicare con questi toni violenti, iracondi, accusando e diffamando a piacimento persone di malefatte e comportamenti scorretti, senza nemmeno pensare magari prima di tutto di interpellare i diretti interessati per avere una risposta alle loro domande? E dire che Luna e la sottoscritta siamo facilmente raggiungibili, in rete.
Chi sono i veri disonesti in tutta questa storia? E infine e' questa la rete che vogliamo? E' questa la industry che tutti stiamo cercando di sostenere? Sono queste persone i cosiddetti "influencer" che in qualche modo si arrogano il diritto di rappresentarci? Io spero proprio di no. Ovviamente non sono tutti cosi'. Ma io credo che il nostro compito sia anche di impedire sul nascere queste escalation di un numero, per fortuna, non cosi' rilevante di persone che pero' deve essere arginato, isolato e riportato sui binari di una corretta dialettica, perche' alla fine non fanno bene a nessuno, nemmeno a se stessi, se il loro obiettivo dovesse mai essere la ricerca di notorieta'.
Ma gli episodi degli ultimi giorni mi hanno stimolato a dire di nuovo la mia, perche' secondo me nella community degli scrittori tuttologi digitali italiani, i sedicenti blogger, non sta tirando una bella aria. Un episodio mi e' capitato personalmente qualche giorno fa, quando un gruppetto di persone ha incominciato a discutere su un tema legato all'audience di Twitter in Italia, di cui riportavo i dati in una mia slide che avevo presentato ad un convegno, pubblicata da un blogger, per poi letteralmente accanirsi sul fatto che io avessi fraudolentemente copiato il background di quella slide. Si trattava di una cartina geografica che rappresentava la concentrazione di audience di alcuni social network nel mondo che, per la verita', aggiungeva molto poco in termini di valoriali alla slide, se non abbellendola di colori, peraltro era coperta da altri box di informazioni. La fonte della cartina in secondo piano era stata rivendicata da una persona che lamentava, a ragione, non fosse stata riportata. Pertanto verificando che molto probabilmente quella cartina presa da Internet era stata fatta da tale persona, pur avendone trovate in rete alcune altre simili se non uguali, ho deciso immediatamente di correggerla com'e' giusto che sia, citandone la fonte che con molta probabilita' per questioni grafiche era stata erroneamente cancellata. Il tutto nella mia totale buona fede e onesta' intellettuale. Ma il punto e' che nel thread che ha raggiunto ben oltre 70 post dove si discuteva animatamente sulla veridicita' dei numeri di Twitter in Italia (peraltro fonte Nielsen, non pinco pallino), i toni di alcuni post a cui poi ne sono succeduti altri erano violenti, cattivi, brutalmente ironici e diffamatori, nella gran parte dei casi, postati da persone che non mi conoscono personalmente e che a mia volta non conosco personalmente.
La stessa cosa e' successa a Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, in questi giorni. Wired candida Internet al Nobel per la Pace, fa una campagna importante a supporto della candidatura, durata parecchi mesi, non vince il Nobel (e questo "ci sta") ma improvvisamente si scatena il branco dei blogger che cominciano ad attaccare Luna perche' sostengono che la campagna e' una tremenda macchinazione, un'idea di marketing per sostenere le vendite di Wired Italia. E' giu' con le accuse di disonesta' e di tradimento, parole infamanti e violente, cattiverie gratuite. Un susseguirsi di messaggi da parte di molti blogger veramente brutali e al limite della querela per diffamazione, anzi senza al limite.
Non entro nel merito della questione, se non per dire che era ovvio che per sostenere quest'operazione di candidatura al Nobel per la Pace ci volesse il sostegno di una comunicazione e di una campagna, tabellare e virale ma non ho mai dubitato dell'onesta' intellettuale di Riccardo Luna e di Paolo Iabichino (direttore creativo). Non penso ci fosse un'operazione cosi' machiavellica nata per recuperare copie e lettori di Wired, bisognerebbe essere davvero in malafede per pensare una cosa del genere. Com'e' altrettanto vero che, grazie a questa operazione l'awareness di Luna e di Wired sia cresciuta, non so in effetti se la diffusione del giornale ne abbia beneficiato, ma se cosi' fosse ne sarei contenta. Ad ogni modo se mai avessi avuto un dubbio del genere, sull'onesta' del progetto, non avrei fatto altro che rivolgermi al diretto interessato piuttosto che sparare ad "alzo zero". Perche', lo sappiamo tutti, tavolta le parole fanno piu' male di una fucilata,
Allora, io mi chiedo tristemente perche' possano accadere certi fatti? Chi sono questi blogger, queste anime pie della rete che pretendono di esserne i paladini che si permettono di esprimersi e di giudicare con questi toni violenti, iracondi, accusando e diffamando a piacimento persone di malefatte e comportamenti scorretti, senza nemmeno pensare magari prima di tutto di interpellare i diretti interessati per avere una risposta alle loro domande? E dire che Luna e la sottoscritta siamo facilmente raggiungibili, in rete.
Chi sono i veri disonesti in tutta questa storia? E infine e' questa la rete che vogliamo? E' questa la industry che tutti stiamo cercando di sostenere? Sono queste persone i cosiddetti "influencer" che in qualche modo si arrogano il diritto di rappresentarci? Io spero proprio di no. Ovviamente non sono tutti cosi'. Ma io credo che il nostro compito sia anche di impedire sul nascere queste escalation di un numero, per fortuna, non cosi' rilevante di persone che pero' deve essere arginato, isolato e riportato sui binari di una corretta dialettica, perche' alla fine non fanno bene a nessuno, nemmeno a se stessi, se il loro obiettivo dovesse mai essere la ricerca di notorieta'.
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