lunedì, febbraio 27, 2006
Quanti sono i Blog in Italia?
Secondo l'ultima Eurisko New Media il 2% degli utenti internet possiede/gestisce un blog personale cio' significa che in italia ci sono circa 350.000 blog (nella ricerca precedente e cioe' la release pubblicata 6 mesi fa erano la meta'). Ma probabilmente sono gia' ora molti di piu', vista la velocita' della curva di adozione e visto che la New Media (9° edizione) si basa su interviste CAPI fatte un paio di mesi fa. Ad ogni modo, non male per un fenomeno che fino ad un anno fa era ai piu' sconosciuto....questa e' la dimostrazione lampante che il concetto di partecipazione ed engagement e' nel DNA di Internet e di tutti i media interattivi a venire e che i navigatori italiani non sono poi cosi' retrogradi rispetto agli altri Paesi.
domenica, febbraio 26, 2006
Tecnocultura: gli italiani sono retrogradi ?
Stimo moltissimo Giancarlo Livraghi...un vero antesignano della comunicazione off e online...un punto di riferimento ancora oggi che non "esercita" piu' direttamente ma che e' sempre in prima linea con il suo sito...a proposito devo inserirlo nei miei preferiti...sono d'accordo con lui quando dice che gli italiani sono affini alle nuove tecnologie e non affatto retrogradi...Basta vedere i risultati dell'ultima Eurisko New Media o di tutte le ricerche dedicate al time budget dei consumatori italiani. Bene, tutto cio' pero' ancora non corrisponde ad una crescita del business della comunicazione d'impresa e della pubblicita' online. Il punto e' che i media-habits degli italiani sono radicalmente cambiati cosi' come e' successo nel resto della societa' occidentale ma chi si occupa di fare investimenti pubblicitari in azienda sembra non lo abbia recepito. Ma non e' totalmente colpa dei manager in azienda, io credo che gran parte delle responsabilita' oggi siano da attribuire alle agenzie creative che continuano a proporre modelli e strategie di comunicazione retrograde poiche' prevalentemente dirette all'utilizzo dei mezzi classici, televisione in primis. Eppure le ricerche e molti grandi player della comunicazione globale stanno lanciando messaggi molto forti del tipo "bisogna andare oltre la televisione..."..."lo scenario multimediale e' cambiato!". E invece continuiamo a vedere che gli investimenti in televisione e piu' in generale sui media classici mantengono comunque una quota elevatissima nella torta degli investimenti pubblicitari in Italia...vediamo aziende che fanno spot televisivi avendo prodotti diretti a target poco affini alla tv, con una dispersione degli investimenti imbarazzante e con ritorni che mi piacerebbe proprio poter misurare o perlomeno conoscere...e credetemi invece nei centri media oramai comincia a tirare un'aria diversa, nel mio gruppo di sicuro ma so anche di altre aziende che stanno spingendo nella direzione di un media-mix dove la televisione non sia "by default" centrale. Perche' le grandi agenzie creative stanno investendo cosi' poco nell'allocare risorse e talenti nei dipartimenti dedicati ai media digitali interattivi (se e quando esistono...)?
Io non dico che non si debba fare "tout court" piu' televisione, sarebbe ovviamente sbagliato, ma -per cortesia- andiamo a vedere dove si trovano i massimi indici di concentrazione di ampie fasce di target "affluent"...quelli che spendono per intenderci...che sono altoconsumanti... e facciamo le debite ripartizioni dei budget. Andiamo a vedere il tempo dedicato ad Internet ad esempio rispetto agli altri media e scopriremo che gli italiani sono molto tecnologici (come afferma Livraghi). Chi ci guadagnera' anzitutto saranno sicuramente le aziende.
Ma siccome cerco sempre di mettermi in discussione vorrei lanciare un dibattito: cosa dovremmo fare, secondo voi, per convincere le aziende a "switchare" una parte piu' consistente dei loro budget in favore di Internet?
Io non dico che non si debba fare "tout court" piu' televisione, sarebbe ovviamente sbagliato, ma -per cortesia- andiamo a vedere dove si trovano i massimi indici di concentrazione di ampie fasce di target "affluent"...quelli che spendono per intenderci...che sono altoconsumanti... e facciamo le debite ripartizioni dei budget. Andiamo a vedere il tempo dedicato ad Internet ad esempio rispetto agli altri media e scopriremo che gli italiani sono molto tecnologici (come afferma Livraghi). Chi ci guadagnera' anzitutto saranno sicuramente le aziende.
Ma siccome cerco sempre di mettermi in discussione vorrei lanciare un dibattito: cosa dovremmo fare, secondo voi, per convincere le aziende a "switchare" una parte piu' consistente dei loro budget in favore di Internet?
Quam minima credula tempore...
...un mio amico molto colto mi disse un giorno...in effetti, siamo in momento storico dal punto di vista sociologico, oserei dire dell'evoluzione antropologica, pieno di interrogativi. Io penso ogni tanto che il nostro mondo sia ad un bivio: abbiamo raggiunto grandi risultati nella ricerca che ci potrebbero portare verso un futuro migliore, per esempio nelle nanotecnologie, eppure tutto fa presupporre che si stia per tornare indietro, anziche' avanzare, verso un nuovo medioevo globale. Siamo alle soglie di una guerra di religione che potrebbe prendere corpo non tanto per ragioni economiche ma piuttosto per la stupidita' di qualche "riformista" che sfrutta irresponsabilmente il potere mediatico pro domo suo senza pensare alle conseguenze devastanti che potrebbe ingenerare. Ma e' davvero possibile secondo voi che la storia non insegni niente?
Voglio dire, non e' che le nanotecnologie si chiamano cosi' perche' poi possano essere "manipolate" da un sistema di potere fatto in buona parte da nani e ballerine!!! Ma siccome "quam minima credula tempore" e tutti sappiamo bene quanto conti il potere della "brand" allora faccio una proposta: cambiamo subito "brand" e chiamiamole Titanitecnologie cosicche' nani e ballerine non si possano sentire difatto titolari del copyright :-)
Voglio dire, non e' che le nanotecnologie si chiamano cosi' perche' poi possano essere "manipolate" da un sistema di potere fatto in buona parte da nani e ballerine!!! Ma siccome "quam minima credula tempore" e tutti sappiamo bene quanto conti il potere della "brand" allora faccio una proposta: cambiamo subito "brand" e chiamiamole Titanitecnologie cosicche' nani e ballerine non si possano sentire difatto titolari del copyright :-)
martedì, febbraio 21, 2006
..e sei poi considerassimo
...gli investimenti online in pubblicita' classified (RPQ, Immobiliare etc...) dovremmo aggiungere secondo le mie stime altri 120 milioni di euro...dunque arriveremmo a 320 milioni di euro di advertising online...
domenica, febbraio 19, 2006
La spesa di advertising online nel 2005
Qui trovate il testo completo del comunicato stampa relativo alla chiusura degli investimenti pubblicitari su Internet ripreso da alcune testate nei giorni scorsi...redatto in collaborazione con NMR. Buona lettura.
INTERNET:
l’anno chiude a 137 milioni di Euro e mette a segno un +18% di crescita
Nielsen Media Research, in collaborazione con Iab Italia e Assointernet, rileva che nel 2005 la spesa online è stata pari a 137 milioni di euro con una crescita del 18% rispetto al 2004. Questa crescita risulta particolarmente positiva soprattutto nel confronto con il totale mezzi classici (tv, stampa, radio, affissioni e cinema) che chiudono l’anno al +2,8%. Il primo settore per investimento è quello delle Telecomunicazioni che, con una spesa di circa 16,6 milioni di euro, rappresenta il 12,1% del totale advertising in rete. Seguono Finanza/Assicurazioni (11,3%), Media/Editoria (10,8%), Servizi Professionali (8,9%) e Tempo Libero (8,7%). E’ marginale invece la presenza del Largo Consumo: Alimentari, Bevande/Alcoolici, Prodotti per Gestione Casa e Toiletries sui mezzi classici rappresentano il comparto più importante (29,5%) mentre sulla rete raggiungono solo il 4%. La tipologia pubblicitaria più utilizzata è quella dei banner, che coprono il 38,9% della comunicazione su internet per un valore di circa 53 milioni di euro. Elevato anche l’interesse per sponsorship e bottoni (18,2%) e per le keywords (13,1%). Per quanto riguarda i banner, il settore che ne fa più uso è quello delle Tlc, con circa 4,4 miliardi di impression. Seguono il Tempo Libero con circa 4,1 miliardi e Finanza/Assicurazioni con 3,5 miliardi. La tipologia pubblicitaria delle newsletters/e-mail viene usata prevalentemente per comunicazioni del settore Turismo/Viaggi che con i suoi quasi 4,4 miliardi di invii rappresenta il 26,1%. I settori Enti/Istituzioni e Toiletries si distinguono per l’utilizzo dell’sms: nel 2005 ne hanno inviati rispettivamente 1,3 e 1,2 milioni, mentre gli altri settori non superano i 600 mila. Circa il 50% del numero di click ottenuti dalle keywords si spartisce tra i settori Finanza/Assicurazioni e Servizi Professionali. Le Tlc sono, per numero di giorni pianificati, ancora al primo posto per sponsorship e bottoni; seguono, a distanza, Media/Editoria, Finanza/Assicurazioni e Servizi Professionali. Le aziende che fanno comunicazione su internet sono 1.762 con un investimento medio di circa 78mila euro. «Un risultato quello del 2005 in linea con le nostre aspettative e comunque davvero soddisfacente – ha dichiarato Layla Pavone, Presidente di Iab Italia. Credo sia anche importante a chiusura di un anno davvero interessante per lo sviluppo dei media interattivi fare un focus sul comparto relativo ai motori di ricerca e quindi al keyword advertising, che, grazie alle logiche legate ad un modello di business “pay per click”, si è rivelato un mezzo di grande appeal per le campagne con obiettivi di direct response. Infatti la piccola e media impresa italiana ha immediatamente compreso le opportunità di comunicazione di questo veicolo pubblicitario, al quale è possibile accedere con budget molto piccoli, e che per questo motivo ha generato volumi di investimento molto importanti. Isolando gli investimenti in keyword advertising rilevati da NMR pari a circa 18 milioni di euro e sommando ad essi la raccolta diretta dei principali tre operatori specializzati in questo ambito, che quindi non viene intermediata dalle concessionarie di pubblicità/editori online attraverso rapporti di partnership, si arriva ad una stima di circa 80 milioni di euro. Quindi volendo avere un’overview più ampia del mercato la stima totale degli investimenti pubblicitari online arriva a circa 200 milioni di euro. Nonostante il nostro mercato presenti dei livelli di crescita relativamente agli investimenti online nettamente inferiori agli altri principali Paesi europei, il trend di crescita inizia ad essere rilevante soprattutto se confrontato con le crescite dei media tradizionali. La stima di crescita degli investimenti online che faccio per il 2006 è di circa il 30 per cento ad esclusione del comparto motori di ricerca che, per le motivazioni precedentemente addotte, cresceranno presumibilmente più del 50%. Insomma, un quadro decisamente positivo. Nel nostro settore c’è oramai un grande ottimismo e la fiducia, dopo tante fatiche per promuovere le grandi potenzialità dell’online e dei media interattivi in generale, che finalmente le aziende non solo abbiano compreso tutto il valore aggiunto di internet ma che più concretamente stiano cominciando a spostare in suo favore quote di budget sempre più importanti. Non credo ci siano proprio più dubbi sul fatto che il ritorno dell’investimento sui media interattivi possa essere realmente misurato sia per campagne con obiettivi di “brand awareness” che di “call to action” – conclude Pavone - ».
INTERNET:
l’anno chiude a 137 milioni di Euro e mette a segno un +18% di crescita
Nielsen Media Research, in collaborazione con Iab Italia e Assointernet, rileva che nel 2005 la spesa online è stata pari a 137 milioni di euro con una crescita del 18% rispetto al 2004. Questa crescita risulta particolarmente positiva soprattutto nel confronto con il totale mezzi classici (tv, stampa, radio, affissioni e cinema) che chiudono l’anno al +2,8%. Il primo settore per investimento è quello delle Telecomunicazioni che, con una spesa di circa 16,6 milioni di euro, rappresenta il 12,1% del totale advertising in rete. Seguono Finanza/Assicurazioni (11,3%), Media/Editoria (10,8%), Servizi Professionali (8,9%) e Tempo Libero (8,7%). E’ marginale invece la presenza del Largo Consumo: Alimentari, Bevande/Alcoolici, Prodotti per Gestione Casa e Toiletries sui mezzi classici rappresentano il comparto più importante (29,5%) mentre sulla rete raggiungono solo il 4%. La tipologia pubblicitaria più utilizzata è quella dei banner, che coprono il 38,9% della comunicazione su internet per un valore di circa 53 milioni di euro. Elevato anche l’interesse per sponsorship e bottoni (18,2%) e per le keywords (13,1%). Per quanto riguarda i banner, il settore che ne fa più uso è quello delle Tlc, con circa 4,4 miliardi di impression. Seguono il Tempo Libero con circa 4,1 miliardi e Finanza/Assicurazioni con 3,5 miliardi. La tipologia pubblicitaria delle newsletters/e-mail viene usata prevalentemente per comunicazioni del settore Turismo/Viaggi che con i suoi quasi 4,4 miliardi di invii rappresenta il 26,1%. I settori Enti/Istituzioni e Toiletries si distinguono per l’utilizzo dell’sms: nel 2005 ne hanno inviati rispettivamente 1,3 e 1,2 milioni, mentre gli altri settori non superano i 600 mila. Circa il 50% del numero di click ottenuti dalle keywords si spartisce tra i settori Finanza/Assicurazioni e Servizi Professionali. Le Tlc sono, per numero di giorni pianificati, ancora al primo posto per sponsorship e bottoni; seguono, a distanza, Media/Editoria, Finanza/Assicurazioni e Servizi Professionali. Le aziende che fanno comunicazione su internet sono 1.762 con un investimento medio di circa 78mila euro. «Un risultato quello del 2005 in linea con le nostre aspettative e comunque davvero soddisfacente – ha dichiarato Layla Pavone, Presidente di Iab Italia. Credo sia anche importante a chiusura di un anno davvero interessante per lo sviluppo dei media interattivi fare un focus sul comparto relativo ai motori di ricerca e quindi al keyword advertising, che, grazie alle logiche legate ad un modello di business “pay per click”, si è rivelato un mezzo di grande appeal per le campagne con obiettivi di direct response. Infatti la piccola e media impresa italiana ha immediatamente compreso le opportunità di comunicazione di questo veicolo pubblicitario, al quale è possibile accedere con budget molto piccoli, e che per questo motivo ha generato volumi di investimento molto importanti. Isolando gli investimenti in keyword advertising rilevati da NMR pari a circa 18 milioni di euro e sommando ad essi la raccolta diretta dei principali tre operatori specializzati in questo ambito, che quindi non viene intermediata dalle concessionarie di pubblicità/editori online attraverso rapporti di partnership, si arriva ad una stima di circa 80 milioni di euro. Quindi volendo avere un’overview più ampia del mercato la stima totale degli investimenti pubblicitari online arriva a circa 200 milioni di euro. Nonostante il nostro mercato presenti dei livelli di crescita relativamente agli investimenti online nettamente inferiori agli altri principali Paesi europei, il trend di crescita inizia ad essere rilevante soprattutto se confrontato con le crescite dei media tradizionali. La stima di crescita degli investimenti online che faccio per il 2006 è di circa il 30 per cento ad esclusione del comparto motori di ricerca che, per le motivazioni precedentemente addotte, cresceranno presumibilmente più del 50%. Insomma, un quadro decisamente positivo. Nel nostro settore c’è oramai un grande ottimismo e la fiducia, dopo tante fatiche per promuovere le grandi potenzialità dell’online e dei media interattivi in generale, che finalmente le aziende non solo abbiano compreso tutto il valore aggiunto di internet ma che più concretamente stiano cominciando a spostare in suo favore quote di budget sempre più importanti. Non credo ci siano proprio più dubbi sul fatto che il ritorno dell’investimento sui media interattivi possa essere realmente misurato sia per campagne con obiettivi di “brand awareness” che di “call to action” – conclude Pavone - ».
Dedicato al collega e amico Mauro (Lupi)
Caro Mauro,
hai visto? Mi hai convinto :-) ...ho fatto il grande passo! Mi hai detto: "Layla non puoi non farlo...parli di blog e non ne hai uno tutto tuo..."
Eccolo qua, qua-qua :-)
hai visto? Mi hai convinto :-) ...ho fatto il grande passo! Mi hai detto: "Layla non puoi non farlo...parli di blog e non ne hai uno tutto tuo..."
Eccolo qua, qua-qua :-)
..era il 20 febbraio 1920....
Sempre in bilico tra il voler credere alla forza del destino e all'onnipotenza della ragione, poche ore separano la pubblicazione del mio primo Blog con il giorno di pubblicazione del Manifesto del Futurismo (che condivido per una buona parte ad esclusione dell'esaltazione di concetti -che invece io aborrrrro- legati all'inno alla violenza, alla guerra, all'antifemminismo e al ripudio di musei, biblioteche e l'Arte Classica in generale -vedi art. 9 e 10-)...chi lo sa, un caso?...ma tant'e'...sono qui oggi e spero di trovare in Futuro il tempo per poter arricchire questo mio spazio...per poter condividere e discutere pacificamente con chi avra' voglia di farlo sulle cose della vita...sul potere della parola (ovviamente in liberta' ;-)
Welcome on Blog e...Hakuna Matata
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