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mercoledì, ottobre 13, 2010

Alla faccia di Internet for Peace

Avevo quasi deciso di abbandonare il mio blog perche' mi ero resa conto che tutti scrivono di tutto su Internet e la ridondanza di informazioni e di punti di vista inibivano la mia voglia di dire sempre qualcosa di nuovo e interessante. Perche' non e' facile dire sempre qualcosa di nuovo e interessante e che aggiunga valore all'esistente e trovavo sempre molte informazioni cosi' utili che avevo quindi deciso non avesse senso aggiungere altro al molto, gia' cosi' rilevante e consistente.
Ma gli episodi degli ultimi giorni mi hanno stimolato a dire di nuovo la mia, perche' secondo me nella community degli scrittori tuttologi digitali italiani, i sedicenti blogger, non sta tirando una bella aria. Un episodio mi e' capitato personalmente qualche giorno fa, quando un gruppetto di persone ha incominciato a discutere su un tema legato all'audience di Twitter in Italia, di cui riportavo i dati in una mia slide che avevo presentato ad un convegno, pubblicata da un blogger, per poi letteralmente accanirsi sul fatto che io avessi fraudolentemente copiato il background di quella slide. Si trattava di una cartina geografica che rappresentava la concentrazione di audience di alcuni social network nel mondo che, per la verita', aggiungeva molto poco in termini di valoriali alla slide, se non abbellendola di colori, peraltro era coperta da altri box di informazioni. La fonte della cartina in secondo piano era stata rivendicata da una persona che lamentava, a ragione, non fosse stata riportata. Pertanto verificando che molto probabilmente quella cartina presa da Internet era stata fatta da tale persona, pur avendone trovate in rete alcune altre simili se non uguali, ho deciso immediatamente di correggerla com'e' giusto che sia, citandone la fonte che con molta probabilita' per questioni grafiche era stata erroneamente cancellata. Il tutto nella mia totale buona fede e onesta' intellettuale. Ma il punto e' che nel thread che ha raggiunto ben oltre 70 post dove si discuteva animatamente sulla veridicita' dei numeri di Twitter in Italia (peraltro fonte Nielsen, non pinco pallino), i toni di alcuni post a cui poi ne sono succeduti altri erano violenti, cattivi, brutalmente ironici e diffamatori, nella gran parte dei casi, postati da persone che non mi conoscono personalmente e che a mia volta non conosco personalmente.
La stessa cosa e' successa a Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, in questi giorni. Wired candida Internet al Nobel per la Pace, fa una campagna importante a supporto della candidatura, durata parecchi mesi, non vince il Nobel (e questo "ci sta") ma improvvisamente si scatena il branco dei blogger che cominciano ad attaccare Luna perche' sostengono che la campagna e' una tremenda macchinazione, un'idea di marketing per sostenere le vendite di Wired Italia. E' giu' con le accuse di disonesta' e di tradimento, parole infamanti e violente, cattiverie gratuite. Un susseguirsi di messaggi da parte di molti blogger veramente brutali e al limite della querela per diffamazione, anzi senza al limite.
Non entro nel merito della questione, se non per dire che era ovvio che per sostenere quest'operazione di candidatura al Nobel per la Pace ci volesse il sostegno di una comunicazione e di una campagna, tabellare e virale ma non ho mai dubitato dell'onesta' intellettuale di Riccardo Luna e di Paolo Iabichino (direttore creativo). Non penso ci fosse un'operazione cosi' machiavellica nata per recuperare copie e lettori di Wired, bisognerebbe essere davvero in malafede per pensare una cosa del genere. Com'e' altrettanto vero che, grazie a questa operazione l'awareness di Luna e di Wired sia cresciuta, non so in effetti se la diffusione del giornale ne abbia beneficiato, ma se cosi' fosse ne sarei contenta. Ad ogni modo se mai avessi avuto un dubbio del genere, sull'onesta' del progetto, non avrei fatto altro che rivolgermi al diretto interessato piuttosto che sparare ad "alzo zero". Perche', lo sappiamo tutti, tavolta le parole fanno piu' male di una fucilata,
Allora, io mi chiedo tristemente perche' possano accadere certi fatti? Chi sono questi blogger, queste anime pie della rete che pretendono di esserne i paladini che si permettono di esprimersi e di giudicare con questi toni violenti, iracondi, accusando e diffamando a piacimento persone di malefatte e comportamenti scorretti, senza nemmeno pensare magari prima di tutto di interpellare i diretti interessati per avere una risposta alle loro domande? E dire che Luna e la sottoscritta siamo facilmente raggiungibili, in rete.
Chi sono i veri disonesti in tutta questa storia? E infine e' questa la rete che vogliamo? E' questa la industry che tutti stiamo cercando di sostenere? Sono queste persone i cosiddetti "influencer" che in qualche modo si arrogano il diritto di rappresentarci? Io spero proprio di no. Ovviamente non sono tutti cosi'. Ma io credo che il nostro compito sia anche di impedire sul nascere queste escalation di un numero, per fortuna, non cosi' rilevante di persone che pero' deve essere arginato, isolato e riportato sui binari di una corretta dialettica, perche' alla fine non fanno bene a nessuno, nemmeno a se stessi, se il loro obiettivo dovesse mai essere la ricerca di notorieta'.

29 commenti:

Gianni ha detto...

I flame sono spesso spiacevoli e occorrerebbe maggiore buona educazione. Però bisogna sempre ricordare che in realtà, al contrario di quel che dici in forma metaforica, una fucilata fa sempre più male delle parole :-)

Mr Reset ha detto...

L'escalation è in atto, non c'è che dire, e ormai ho tanti casi di difficoltà più o meno espliciti per attacchi personali che non li conto ne conto più: ogni giorno qualcuno mi segnala un caso di flame più o meno aggressivo.
Ma cosa si può fare?
Sul Nobel non mi esprimo, nel senso che dicendo che ero contrario sono stato attaccato in ogni modo, per cui avviene anche il contrario!

Destiny ha detto...

@Mr Reset, si si non c'e' dubbio, ce n'e' per tutti sempre e comunque :-)

Marco Diotallevi ha detto...

C'era Mozart che aveva scritto nel Don Giovanni "La calunnia è un venticello", riferendosi alla velocità con cui le chiacchere si propagano. Ed in effetti ancora oggi è così, solo che lo chiamiamo effettto virale. Vituperare una persona, soprattutto se influente, soddisfa un bisogno umano. :) Ciao e complimenti non smettere di scrivere!

Massimo Melica ha detto...

Layla non sono un blogger ma sul mio diario www.massimomelica.net ho manifestato tutta la mia delusione verso la vicenda "post Nobel"

Passi la buona fede degli organizzatori ma resta il fatto che se solo avessi saputo che c'era una campagna di mkt, tra l'altro evidenziata a Cannes all'internation advertising festival non avrei dato la mia adesione per I4Peace.

L'offerta al pubblico (finalizzata a raccogliere l'adesione ad una campagna sociale) non può basarsi su presupposti ingannevoli, questo giuridicamente é un punto fermo che potrebbe generare ulteriori riflessioni ben oltre l'ambito dei blogger.

Io mi son sentito tradito e sono deluso da questa vicenda.

Mr Reset ha detto...

Massimo, premesso che la campagna di comunicazione è imprescindibile e che è chiaro che possa venire cavalcata dal marketing (stiamo parlando di Condé Nast, non della Beltrame e Associati!), la buona fede è un requisito di base. Io non ho sostenuto la candidatura ma comunque non l'ho osteggiata, ma ti assicuro che ho ricevuto di tutto... anche da chi doveva essere in buon fede.
Detto questo, l'esperto sei tu sul piano giuridico, io su quello della comunicazione e quello che vedo mi piace davvero poco. Chissà in redazione. Il commento più bello sulla vicenda è stato del mio amico Claudio: come mai lanciano il nuovo sito il giorno presunto dell'annuncio del Nobel?

Destiny ha detto...

Massimo, consentimi di dissentire, quante volte vengono fatte campagne pubblicitarie da ONLUS ad esempio con obiettivi di Fund Rising? La campagna a supporto aveva obiettivi di comunicazione in termini di awareness (credo) ed e' sacrosanta, come dire.
Il fatto che sia stata presentata a Cannes dall'agenzia che l'ha prodotta e' una naturale conseguenza, direi consuetudine di molte agenzie, e dal mio punto di vista non toglie nulla alla bonta' e alla buona fede con cui e' stato pensato il progetto.
Estremizzo, e' come dire che se avessi saputo che Obama, nel 2008, aveva vinto il Premio di "Brand" dell'anno da Advertising Age, non l'avrei votato.

Luca Sartoni ha detto...

Per onestà voglio segnalare la mia opinione in merito a questo post: http://www.lucasartoni.com/lavoro/se-layla-pavone-si-fosse-scusata-avrebbe-fatto-una-figura-migliore

Massimo Cavazzini ha detto...

Layla, ma tu sei sicura di conoscere la storia di wired/nobel? da quello che scrivi mi viene da dire che ti sei persa pezzi importanti [ci torno dopo che scappo in una una riunione]. ad ogni modo, 'questi' blogger cattivi sono professionisti del settore che hanno un blog su cui esprimono opinioni. ci torno dopo...

Destiny ha detto...

@Luca e ai lettori che non hanno tempo di leggere tutto il tuo psot ma solo il titolo: mi sono immediatamente scusata con l'autore, ho anche chiesto se prefriva che cambiassi lo sfondo o se inserissi la fonte come puntalmente ho fatto. Ho anche segnalato che in rete si trovano cartine identiche alla sua ma non ho mai dubitato sul fatto che lui fosse l'owner, perche' mai avrei dovuto pensare il contrario?

Destiny ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Destiny ha detto...

@max proprio per questo, essendo dei professionisti va bene discutere su tutto, ma senza usare toni violenti, accusatori o diffamatori quando si scrive. Questo volevo dire. Su Wired, non ho avuto il tempo di seguire tutta la storia ma, di nuovo, non entro nel merito della questione, se non pensando alla buona fede delle persone che hanno progettato tutto.
Di nuovo la questione e' sul linguaggio, sulla violenza verbale e sulla critica distruttiva e non costruttiva, che spesso leggo in alcuni blog, diari, post etc.

Marcello del Bono ha detto...

E' il concetto stesso di buona/malafede che non ha molto senso -a meno che non si parli di organizzazioni truffaldine e non è certo questo il caso- riferito ad un'azienda che abbraccia una causa sociale. L'azienda persegue i propri obiettivi e lo fa anche supportando cause che sono coerenti con la propria missione e il proprio brand. Nell'organizzazione ci saranno sempre persone convinte o meno della bontà della causa supportata ma questo è largamente irrilevante se l'operazione aggiunge senso alla missione perseguita dall'azienda, come è stato a mio parere il caso di wired.

Fabrizio Ventre ha detto...

Salve Layla, volevo esprimerti la mia solidarietà per quello che ti è accaduto;
noto che sempre di più da inezie e stupidità escono discussioni pesanti che troppe volte finiscono nel personale;
molti blogger sono animati da spirito di onnipotenza; si è persa la dimensione delle cose...
il tuo caso dimostra come da un fatto che normalmente passa inosservato, siano usciti discorsi fuori luogo.
impara a ignorare, è l'unica arma rimasta :)

Roberto ha detto...

@Layla Come giustamente sottolinei, siamo tutti iperconnessi e raggiungibili 24/7 attraverso un'infinità di canali.
Gli sbagli li facciamo tutti, nessuno escluso: personalmente cerco di stare molto attento sul riconoscimento dei crediti e ho sempre segnalato privatamente una presunta mancanza altrui, con buona pace di tutti.
Certo, è facile sbattere i problemi in piazza: a volte (non che sia stato questo il caso) è un modo di guadagnare visibilità e "autorevolezza"(?) sui social media, anche se questo comportamento può danneggiare oltre misura altre persone.
Chi conosce la rete NON può non conoscere certe consuetudini e, soprattutto, non ci si può proporre come "esperti di comunicazione sui media digitali" se per primi non comunichiamo attraverso le buone maniere (peraltro sempre ben accette in una comunità civile).
Mi associo a Fabrizio nell'esprimerti solidarietà, anche perché conoscendoti conosco lo spirito e gli ideali che ti guidano.

DR ha detto...

Diciamocela tutta, se al posto di Layla Pavone ci fosse stata un'altra persona sul banco imputati, tutto questo casino non sarebbe successo.

Giuseppe Mayer ha detto...

Carissima,

Non lo so ...

A volte attaccare non è la miglior difesa e bisognerebbe avere il sangue freddo di aspettare e magari rispondere, con trasparenza andando oltre le scuse formali e dimostrando di voler far parte della conversazione (se civile), con trasparenza.

Basterebbe prendere atto di tutto questo trambusto e pubblicare su slideshare l'intera presentazione con la slide modificata citando la fonte; sarebbe una bella case history :).

Anna Bruno ha detto...

Ciao Layla, concordo su tutto. E che dire dei giornalisti? La nostra categoria è vista come "superata", "inutile", poco capace di adeguarsi alla Rete. E' vero, molti colleghii (per lo più anziani) non vogliono adeguarsi a questo cambiamento. Ma da qui a dire che i giornalisti sono degli "informatori ignoranti" ce ne vuole. Ci sono giovani promettenti (non figli di una casta, con guadagni a pezzo spesso inferiori ad un'ora di una donna delle pulizie) che, però, vengono attaccati al minimo passo falso dai nuovi guru dell'informazione che hanno solo il compito di destabilizzare e di controllare e non di offrire un valore aggiunto. Un'ultima considerazione: continua a scrivere sul tuo blog, è della tua professionalità che ha bisogno Internet e non dei maestri del "copia e incolla" che hanno anche il coraggio di salire in cattedra senza averne titolo.

Unknown ha detto...

D'accordo su tutto con Bling Bling Blog , in particolare sul fatto che l'unico vero pericolo per la crescita della rete sono i tutori del politically correct, i signori del "ma tu non hai citato, ma questo è marketing, ma non sai nulla di come si posta/ci si comporta/ come si deve / si usa, ci si posiziona, e la netiquette e la privacy, ma anche la disclosure..recinti, supponenza, presunzione per difendere il territorio di chi "ne sa di più perchè è arrivato prima"....chi non fa non sbaglia. Insomma contro quelli che internet era bello quando erevamo in pochi . una risata vi seppellirà

Unknown ha detto...

Gigalike!

Storico ha detto...

Sul caso Internet for Peace credo che la risposta migliore la dia lo stesso Iabichino su Pubblicità Italia(http://www.pubblicitaitalia.it/news/Fatti-e-Persone/Persone/paolo-iachino-ogilvy-su--internet-for-peace--una-polemica-sterile_13101040.aspx). Francamente faccio fatica a comprendere tutto questo accanimento. Sembra quasi che negli attacchi personali alcuni blogger cerchino una sorta di rivalsa. L'attacco, spesso gratuito, mi sembra un modo per avere un riconoscimento...ecco vedi, anche tu sei caduta in trappola. Loro insultano, tu rispondi e in qualche modo gli dai una credibilità...è un modo per sentirti importanti e per uscire da un universo che spesso è fin troppo autoreferenziale.

Iabicus ha detto...

Io temo che la questione non sia legata all'avere o meno un blog, ma dall'onesta' intellettuale con cui si scrive. E non m'interessa se su wordpress, l'intellettualissimo FrienFeed o su un banalissimo status di Facebook...

Cosa stiamo dando agli altri, attraverso le parole?

Io sono esausto e non ho nessuna voglia di tornare sulla vicenda... Solo che mi resta l'amaro x polemiche innescate ad arte, non parlo del buon Kava o di Melica, che hanno saputo riconoscere alla fine un'intenzione meno deplorevole di quella vituperata all'inizio... Parlo di chi scrive a fini strumentali, chi vanta antipatie della prima ora, chi scrive guardando all'indicizzazione x rincorrere chissà quale visibilità...

Ecco, io esco stanco e amareggiato, i miei 2 cent sono nel post precedente, qui lascio solo una sensazione, che' quelle ce le stiamo perdendo per strada, sepolti come siamo dai nostri pixel rancorosi...

Massimo Melica ha detto...

Sono stato uno tra coloro che hanno manifestato perplessità sulla partecipazione della Campagna IfP al festival di Cannes.
Sono stato il primo, dopo alcune spiegazioni fornite da Paolo Iabichino, a rivedere il mio giudizio.
Non vi nascondo che la risposta di Riccardo Luna, rimane per se stesso un rigore a porta vuota, tuttavia la soluzione italica di iscrivere IfP in più categorie a Cannes spiega ogni cosa.
Dal mio punto di vista la vicenda è chiusa e lo scrivo qui: http://www.massimomelica.net/black-web/602/internet-peace-international-advertising-festival/

Quanto al post di Layla, devo sottolineare che l'umana disattenzione di una slide non può e non deve creare tutto questo scalpore.

francesco ha detto...

Bastava chiedere scusa e la faccenda si sarebbe chiusa subito.

Le critiche sono gli anticorpi delle discussioni di valore, guai se non ci fossero. E per chi tiene speech sui social media queste cose dovrebbero essere pane quotidiano.

Azzuzza dei Desideri ha detto...

http://www.facebook.com/notes/mary-rosy/-lettera-al-babbo-natale-dche-non-c-e-/10150142364349251

Premesso che solo io so quello che a mia mamma farebbe bene, e i guai che sopportiamo da 30 anni. Questa sarebbe la giusta soluzione, e rinuncerei pure al mio caro e amato LAVORO IN TELECOM pur di avere l' appartamento del piano superiore e vivere in pace senza che nessuno ci distrugga la scala, ci distrugga il portone, strappi i fili della luce della scala, ci minacci di morte, ci distrugga tutti gli interrutori e i campanelli o faccia a pezzi i gradini...

Azzuzza dei Desideri ha detto...

A proposito di usare il web per avere giustizia, senza diffamare o danneggiare alcuno..... ecco la mia lettera per avere pace

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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http://tiebaxiaozhu.funbbs.me/viewthread.php?tid=128661&extra=
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Anonimo ha detto...

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