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mercoledì, giugno 18, 2008

Brava Francesca! Giovane Leonessa a Cannes

Cannes Advertising Festival. Il primo oro per l’Italia arriva dai Giovani Leoni

Francesca Casadei, di Aegis Media Italia (Isobar e poi Deep Blue) e' stata premiata ieri con una medaglia d’oro grazie al progetto realizzato per la onlus War Child.
Medaglia d'argento alla Germania, di bronzo agli Usa.
Premio speciale al Giappone per la creatività.

Brava Francesca!!!
ecco il link al suo blog
http://www.lafra.it/

Chris Anderson e la sua teoria del "FREE" business

My Next Book: "FREE"
So the word is out. I've sealed the deal on my next book, to be called "FREE". Here's how New York Magazine described it:
Long Tail Author Sells Next: Chris Anderson, author of much-cited paradigm-shifter The Long Tail, sells new book Free to Will Schwalbe at Hyperion. Agent is John Brockman. New title explores "the most radical price of all — zero — in the context of the economics of abundance." Times Magazine editors crack knuckles.
I actually have no idea what that last sentence means.
The book is due to be finished by mid-2008, for publication as soon after that as possible.
Here are some of the subtitles I've been kicking around:
1) FREE: The story of a radical price (zero)
2) FREE: How $0.00 changed the world
3) FREE: How companies get rich by charging nothing
4) FREE: The economics of abundance and the marketplace without money
5) FREE: The past and future of a radical price.

http://www.thelongtail.com/the_long_tail/2007/05/my_next_book_fr.html

Questo e' quanto riporta il blog di Chris Anderson relativamente al suo nuovo libro.
E' curioso che l'anno scorso Chris Anderson in un convegno, nell'ambito del quale annunciava la pubblicazione del suo nuovo libro, sottolineasse che, in coerenza con le sue tesi, il libro sarebbe stato downlodabile for free, mentre ora annuncia di aver chiuso un deal per la vendita dello stesso.
L'ho ascoltato con piacere ed attenzione ancora ieri, in occasione della conferenza privata organizzata da Google nell'ambito del World Marketing Forum, e devo dirvi la verita' la sua teoria non mi convince fino in fondo. Perche' e' solo parzialmente vero l'assioma che le aziende in futuro faranno business regalando prodotti e servizi. Dietro ad ogni gratuita', se parliamo di business, si cela una modalita' di generare "revenue" complementare o alternativa. Cambiano i modelli di business, questo fatto e' indubbio, ma che le aziende debbano generare profitti e' altrettanto un "must" inevitabile e direi un sano obiettivo, altrimenti sarebbero delle organizzazioni no profit. Semmai il problema e' come generare profitti oggi tenendo conto della responsabilita' di ognuno di noi in termini di "sostenibilita'".
Dunque in estrema sintesi, riservandomi di comprare e leggere il nuovo libro di Anderson, direi che sono contraria alle estremizzazioni dei concetti in questo momento storico di poca chiarezza, perche' se diciamo "free" o spieghiamo che free e' solo una parte del servizio ma dietro a quella parte di servizio ci sara' un'acquisto da effettuare, oppure non siamo chiari, trasparenti e coerenti. Ed in questo momento di destabilizzazione delle regole del gioco, il rischio che non si entri in profondita', analizzando e sviscerando i fenomeni, e' elevato cosi' come e' elevato il rischio che si traggano deduzioni semplicemente leggendo i grandi titoli, i grandi assiomi, fermandosi sulla superficie delle cose.
Il punto e' cosa ed in che termini percepiamo come "free". "Free" nel mondo analogico sono le ciabattine che l'hotel 5 stelle ci regala ma che poi ci fa pagare profumatamente nel costo della camera. E perche' dovrebbe esser diverso nel mondo digitale? Io ti regalo un pezzettino di servizio che tu poi mi ripagherai in altro modo. E' "free" tutto cio'? Io ti regalo la news, ti regalo un podcast, ti regalo un widget che tu mi ripagherai con la tua attenzione, con la cessione del tuo "profilo"...e' "free" tutto cio?

lunedì, giugno 02, 2008

il Digital divide..nel vero senso della parola

Sono passati 13 anni da quando mi sono innamorata della rete. Sono tanti gli anni passati a raccontare a tutti di questa mia passione e delle meraviglie di internet, eppure mi rendo conto che c'e' ancora moltissimo da raccontare e da fare. So che tante persone, come me, si sentono felicemente in dovere di condividere la propria esperienza professionale e personale che le ha arricchite cosi' tanto dal punto di vista umano. Ma sento che il contagio non c'e' ancora stato...
Qualche giorno fa sono stata invitata a Roma ad un Convegno sulla comunicazione digitale, alla fine del quale ho scambiato qualche parole con persone del pubblico che avevano assistito alla tavola rotonda. Mi sono resa conto che il digital divide esiste ancora ed e' fortissimo. Ma la cosa piu' preoccupante e' che il digital divide non esiste solo tra chi e' online e chi non lo e'.
Esiste anche e, paradossalmente, soprattutto nelle persone che usano internet gia' da qualche anno ma ancora non ne hanno compreso appieno le potenzialita'. Timori, luoghi comuni, pregiudizi, iatture su quella che viene ritenuta assurdamente la malvagita' della rete sono ancora un ostacolo, nonostante vi sia un proliferare di iniziative che tendono a rendere la rete un ambiente o piu' prosaicamente un media "comprensibile", alla portata di tutti e di tutti.
Possibile che si faccia ancora tutta questa fatica? Possibile che mia zia di 75 anni che vive in Florida sia cosi' piu' brava ad utilizzare la tecnologia e farla propria, di mia zia di Milano?
Cosa dovremmo fare per aiutare i nostri connazionali piu' pigri e refrattari a superare questo gap che ci sta trascinando in basso nelle classifiche internazionali relative all'adozione delle nuove tecnologie? Cosa ci possiamo inventare per scalzare un sistema mediatico arcaico e "terzomondista" che continua a proteggersi e a sfavorire la crescita del nostro Paese, il cui futuro inevitabilmente si fonda sullo sviluppo delle autostrade innformatiche...come si chiamavano una volta?