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lunedì, settembre 01, 2008

I cambiamenti di scenario derivanti dalle innovazioni tecnologiche non freneranno la crescita dell’adv online

Intervengo sul tema della privacy legata a internet, tornato all’attenzione dei media dopo la notizia del rilascio da parte di Microsoft della versione beta di Explorer 8.


Il nuovo Browser prevede una funzionalità denominata InPrivate Blocking che, se attivata, consente all’utente di bloccare il trasferimento di alcune informazioni relative al proprio comportamento verso siti, portali, motori di ricerca, i quali se ne servono per offrire agli utenti pubblicità che, secondo le loro analisi, sarebbero più interessanti per gli utenti stessi.
E’ comprensibile, dunque, come un’ampia diffusione di Explorer 8, che certamente si verificherà quando verrà rilasciata la versione ufficiale, avrà alcune ripercussioni sul mercato dell’advertising interattivo.

Riguardo l’introduzione di questa funzionalità che inibisce l’invio da parte del pc di alcune informazioni relative alla navigazione dell’utente, vi sono due principali aspetti da considerare:
il primo è che, per portali e motori di ricerca, non disporre più di questo genere di dato significherà poter proporre agli utenti contenuti meno rilevanti rispetto a gusti e interessi degli utenti stessi, con una conseguente esperienza di navigazione meno gratificante.
Offrire una pubblicità di possibile interesse per l’utente, infatti, è un vantaggio anche per l’utente stesso che, come ovvio, è libero di scegliere se cliccare, ad esempio, su un banner, solo nel caso in cui ritenga interessante il tema della comunicazione che ha ricevuto.
Considero questa modalità di comunicazione un grosso vantaggio offerto dalla rete, che non riversa sulle persone pubblicità in modo indifferenziato e non targettizzato, come nel caso della televisione generalista. Il principio su cui si fonda la rete è “essere nel momento giusto al posto giusto", e, se questo lavoro è ben fatto, l’utente sceglie di cliccare perché è interessato realmente. Certamente, non poter più disporre di dati si tradurrà in una minore capacità di essere al servizio dell’utente e ciò rischia di creare difficoltà al mercato della pubblicità interattiva. E’ però necessario precisare che, in un mercato giovane come quello online, questo genere di cambiamenti di scenario, dovuti a innovazioni tecnologiche, sono inevitabili, come inevitabile sarà la risposta degli altri operatori che traggono beneficio dalla ricezione dei dati degli utenti.
Se a ciò aggiungiamo che quello della pubblicità su internet è da considerarsi il mercato della pubblicità del futuro, sono certa che anche questo sarà solo un passaggio che non potrà certamente fermare una crescita imprescindibile.
Il secondo aspetto da chiarire è quello relativo al timore degli utenti nel consentire ai portali di avere visibilità su alcune informazioni che li riguardano. E’ importante sapere che le informazioni inerenti la navigazione non sempre sono associate a un nome. L’operatore, pertanto, spesso non sa cosa ha fatto il signor “Mario Rossi”, ma solo cosa ha fatto un “codice identificativo”.
E’ possibile, invece, associare un comportamento a un nome quando l’utente, per esempio, si è iscritto a un servizio che riceve gratuitamente, come nel caso delle caselle e-mail gratuite. In questo caso, è l’utente stesso che decide di fornire nome e cognome in cambio di un servizio che ha un valore e che non paga. E qui sottolineo il punto centrale della questione. Se un utente si relaziona solo con operatori la cui correttezza è riconosciuta, come tutti i nostri associati, nulla vi è da temere. Gli operatori seri non hanno né intenzione né interesse a usare in modo scorretto i dati, poiché sarebbe decisamente non conveniente per il loro business. D’altronde, è sufficiente pensare che ormai milioni di consumatori, per esempio per acquistare voli, non hanno alcun timore a dare il proprio numero di carta di credito ai siti dei vettori, e lo fanno perché consapevoli che le compagnie cui affidano informazioni così importanti sono assolutamente serie e affidabili. E se ci fidiamo a dare un numero di carta di credito a un player serio, perché non dovremmo dare alcune informazioni sui nostri comportamenti a player della pubblicità altrettanto seri?”

5 commenti:

postoditacco ha detto...

Mi fa piacere che tu sia intervenuta perchè sulla scelta di MS si stanno levando un sacco di cori contrari, quindi un problema c'è.
Stiamo parlando di un browser che negli ultimi 10 mesi è passato da una quota di mercato del 78% al 72% (fonte Net Applications), che comunque rimane una bella penetrazione.
E' la conseguenza del tentativo di MS di recuperare le quote perse (verso Firefox e Safari) dandosi una parvenza di azienda attenta alla privacy e alla sicurezza degli utenti.

Le funzionalità incriminate sono 2: l'InPrivate Blocking che citi tu e l'InPrivate Browsing.
Il primo blocca le rilevazioni effettuate tramite codici inseriti nella pagine web ed inviati a terze parti.
Il secondo non memorizza i cookies e qualsiasi altra traccia di navigazione.

Ne scrivevo giusto anch'io: gli utenti esperti già utilizzano strumenti simili per cancellare cookies e cronologie, bloccare pop-up, inserire URL nelle black list, ecc.
Altri browser tipo Firefox hanno scelto di appoggiarsi su funzionalità rilasciate da terze parti, cosicché ognuno se lo può personalizzare come meglio crede.

Viene da se' che corredare di serie con queste funzionalità il browser piu' diffuso del mondo consentirebbe anche agli utenti inesperti di diventare "invisibili".

Non posso che essere d'accordo con tutto quello che dici.
Consideriamo anche che verrebbero falsate le informazioni dei panel per le societa' di rilevazione: parlo delle varie Nielsen Online, Doubleclick e compagnia bella, ma anche del grosso sforzo che sta compiendo Audiweb per misurare l'audience on-line.

Sono tutte informazioni preziosissime per le aziende per capire se i loro investimenti sul web sono ben riposti o meno.
Venendo a mancare, anche i servizi offerti potrebbero essere inadeguati (sfido chiunque a prendere decisioni ad occhi chiusi).

La mia sensazione è che sia anche una mossa per indebolire l'accoppiata Google/Doubleclick.

Rimedi? Oltre a quello di fare sentire la propria voce e di fare circolare il messaggio, il consiglio di utilizzare browser alternativi, più usabili, personalizzabili, veloci e sicuri.

Piacere di risentirti :)
Roberto

Anonimo ha detto...

Da un po' di tempo studio il mercato della pubblicità online e non, e ritengo che l'innovazione di cui si discute sia in effetti una mossa strategica di MS per contrastare Google sul mercato della raccolta pubblicitaria. Dal punto di vista dell'analsi economica, la situazione è assai interessante: la maggior parte dei navigatori consulta Google con il supporto di Explorer, con questi ultimi che si sfidano con l'innovazione tecnologica, la differenziazione del prodotto, le cause legali, ecc. Temo tuttavia che iniziative di questo tipo frenino la crescita della pubblicità online. Nei mercati tradizionali, l'iniziale crescita è di solito resa possibile dalla struttura frammentata dell'offerta, da un'aspra concorrenza poco regolamentata, e da una parziale indifferenza dei consumatori. Su Internet la situazione è completamente opposta: fin dalla sua nascita, si sono create posizioni quasi-monopolistiche (nei sistemi operativi, nelle applicazioni, nei motori di ricerca), la regolamentazione effettiva o richiesta è piuttosto stringente, e i consumatori/utenti sono parecchio attenti a quello che succede. Certo il mercato pubblicitario continuerà la sua espansione, ma il continuo confronto tra Ms e Google rischia di rallentarla.

Anonimo ha detto...

Questi annunci di Google e di MS, tutti sbandati sulla privacy del navigatore, sono solo annunci ad affetto da parte di chi ha esaurito ogni innovazione e cerca di impressionare l'utenza più crassa e poco scafata.
Tanto per dimostrare che non è possibile nascondersi quando si naviga: è in commercio negli USA un sw che permette di confrontare l'indirizzo IP di chi sta navigando su un sito e parametrarlo con altre informazioni disponibili sulla rete in modo da individuare il navigatore, anche se questo non lascia volontariamente nessun dato anagrafico e/o di identificazione.
Il dato estrapolato è poi passato al marketing che si occuperà di lavorarlo nella maniera opportuna, per esempio, inviando una lettera personalizzata, facendo una telefonata, invitando il navigatore a una prova su strada, mandandogli un coupon.

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)